Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

lunedì 1 gennaio 2018

Mi piace il piccolo cimitero dove è sepolto mio padre, sopratutto di notte, quando le piccole luci dei loculi sono accese. Tutte rosse, sembrano  fiammelle luminose nell'oscurità della notte e quando a volte le osservo attraverso le lacrime, diventano ancora più belle perché la luce si espande fino a formare un'alone rossastro che si attenua all'estremità. Mio padre è morto il 28 Ottobre, tre anni ormai ma il mio dolore non si è attenuato, come pensavo e come speravo, anzi la sua mancanza spesso è così lacerante, così acuta che sembra mi manchi il respiro ed un'angoscia mi assale, lacera il mio essere. Mi piace andarci quando, al crepuscolo sta diventando notte e non ci sono altri visitatori. Non mi fa paura entrarvi, anzi, una grande calma s'impossessa di me appena varco il grande cancello, sempre aperto fino alle 8 di sera; m'incammino per un breve tratto fino alle scale che portano  alla sua tomba. Farò ridere dicendo questo, ma appena  mi affaccio sulla parete dove si trova il suo loculo saluto tutti i morti che  gli sono  di fianco  e poi saluto mio padre. Si lo saluto come se fosse sempre in vita e gli parlo, a bassa voce, anche se so che "gli altri" mi stanno ascoltando. I loro sguardi mi sorridono o mi osservano con una certa bonarietà; quando erano in vita alcuni li avevo intravisti nel paese, pochi altri invece conosciuti personalmente. L'ultima immagine di mio padre spesso s'impossessa dei miei sogni, disteso su un lettino bianco immacolato dell'ospedale,  il corpo ancora tiepido, quasi caldo, lo sguardo finalmente rilassato dopo anni di sofferenza,  Ed anche il dolore, lancinante, terribile, di quei momenti mi penetra dentro l'anima, e percepisco ancora il pianto disperato di mia madre ,mentre l'abbracciava, gli baciava il volto, le mani e non si voleva staccare da lui.

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