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domenica 2 gennaio 2011
Diario-Me ne vado!
Me ne vado... da questo blog e da facebook, "anno nuovo vita nuova" così si dice!
Due giorni mi sono bastati per prendere questa decisione; archiviare la mia pagina su Fb non me ne frega un cazzo, ma staccare la spina con il mio blog mi dispiace un po'.
Domani parto, vado a fare un giretto a Venezia per due o tre giorni. Da sola. Ho bisogno di caricarmi le "batterie" ormai logore...e poi....mi rimetto in gioco...altro blog e altra vita.
Rigrazio sinceramente a chi si è iscritto al mio blog...
Buon Anno a tutti voi
Ciao laura
sabato 25 dicembre 2010
Diario. Il Natale
Finalmente è passato il Natale!
No, non è la giornata di Natale che mi sta sulle scatole, mi piace festeggiare con la parentela questa festa; sono i giorni precedenti al Natale che mi innervosiscono; ressa ai supermercati, nei negozi, clacson di guidatori impazienti di trovare un parcheggio, baci ed abbracci anche a quelle persone che saluti svogliatamente gli altri giorni dell'anno.
Ora è finito tutto questo, si ritorna alla "normalità".
Quando erano piccoli i bambini affrontavo il Natale diversamente; gioivo del loro stupore, della loro attesa, della loro serenità che si rifletteva su di me, dandomi una carica pazzesca di vitalità; erano anche momenti familiari diversi, condivisioni e relazioni sociali molto forti, sia all'interno del nucleo familiare che all'esterno con tanti rapporti amichevoli.
Le situazioni cambiano, così come le persone ed i loro sentimenti, l'unica cosa che non cambierà mai nella mia vita è il mio amore verso i figli, questo nessuno potrà mai annullarlo!
Ed ora una bella canzone degli Eurythmics
Quanti dolori
Do you try to hide Non si tenta di nascondere
In a world of illusion In un mondo di illusioni
That's covering your mind? Ecco che coprono la tua mente?
I'll show you something good Ti faccio vedere qualcosa di buono
Oh I'll show you something good. Oh, io ti mostrerò qualcosa di buono.
When you open your mind Quando apri la tua mente
You'll discover the sign Scoprirete il segno
That there's something Che c'è qualcosa
You're longing to find... Sei desideroso di trovare ...
The miracle of love Il miracolo dell'amore
Will take away your pain Porterà via il tuo dolore
When the miracle of love Quando il miracolo dell'amore
Comes your way again. Viene il vostro senso di nuovo.
Cruel is the night Crudele è la notte
That covers up your fears. Che copre le tue paure.
Tender is the one Tenera è la
That wipes away your tears. Che asciuga le tue lacrime.
There must be a bitter breeze Ci deve essere una brezza amara
To make you sting so viciously - Per farvi pungere così brutalmente -
They say the greatest coward Si dice che il più grande codardo
Can hurt the most ferociously. Possono ferire il più ferocemente.
But I'll show you something good. Ma io ti mostrerò qualcosa di buono.
Oh I'll show you something good. Oh, io ti mostrerò qualcosa di buono.
If you open your heart Se aprite il vostro cuore
You can make a new start È possibile effettuare un nuovo inizio
When your crumbling world falls apart. Quando il tuo mondo decadente, cade a pezzi.
Traduzione
No, non è la giornata di Natale che mi sta sulle scatole, mi piace festeggiare con la parentela questa festa; sono i giorni precedenti al Natale che mi innervosiscono; ressa ai supermercati, nei negozi, clacson di guidatori impazienti di trovare un parcheggio, baci ed abbracci anche a quelle persone che saluti svogliatamente gli altri giorni dell'anno.
Ora è finito tutto questo, si ritorna alla "normalità".
Quando erano piccoli i bambini affrontavo il Natale diversamente; gioivo del loro stupore, della loro attesa, della loro serenità che si rifletteva su di me, dandomi una carica pazzesca di vitalità; erano anche momenti familiari diversi, condivisioni e relazioni sociali molto forti, sia all'interno del nucleo familiare che all'esterno con tanti rapporti amichevoli.
Le situazioni cambiano, così come le persone ed i loro sentimenti, l'unica cosa che non cambierà mai nella mia vita è il mio amore verso i figli, questo nessuno potrà mai annullarlo!
Ed ora una bella canzone degli Eurythmics
Quanti dolori
Do you try to hide Non si tenta di nascondere
In a world of illusion In un mondo di illusioni
That's covering your mind? Ecco che coprono la tua mente?
I'll show you something good Ti faccio vedere qualcosa di buono
Oh I'll show you something good. Oh, io ti mostrerò qualcosa di buono.
When you open your mind Quando apri la tua mente
You'll discover the sign Scoprirete il segno
That there's something Che c'è qualcosa
You're longing to find... Sei desideroso di trovare ...
The miracle of love Il miracolo dell'amore
Will take away your pain Porterà via il tuo dolore
When the miracle of love Quando il miracolo dell'amore
Comes your way again. Viene il vostro senso di nuovo.
Cruel is the night Crudele è la notte
That covers up your fears. Che copre le tue paure.
Tender is the one Tenera è la
That wipes away your tears. Che asciuga le tue lacrime.
There must be a bitter breeze Ci deve essere una brezza amara
To make you sting so viciously - Per farvi pungere così brutalmente -
They say the greatest coward Si dice che il più grande codardo
Can hurt the most ferociously. Possono ferire il più ferocemente.
But I'll show you something good. Ma io ti mostrerò qualcosa di buono.
Oh I'll show you something good. Oh, io ti mostrerò qualcosa di buono.
If you open your heart Se aprite il vostro cuore
You can make a new start È possibile effettuare un nuovo inizio
When your crumbling world falls apart. Quando il tuo mondo decadente, cade a pezzi.
Traduzione
martedì 21 dicembre 2010
Diario-Babbo Natale
Questa mi mancava... essere Babbo Natale!
Mai dire mai, infatti fino a questa mattina nella scuola dove lavoro non avevamo trovato un "Babbo Natale" disponibile per venire a dare i regali ai bambini, ed allora...eccomi qua, ingoffata da questa "mise", con barba e baffi posticci mi sono presentata ai bambini.
Questo babbo natale in verità è stato muto, dato che i bambini avrebbero riconosciuto immediatamente la mia voce, ma non è stato un problema.
Infatti ho comunicato con loro gestualmente, aiutata dalle mie colleghe naturalmente, e devo dire che dopo un primo momento di pianti, come succede tutti gli anni, la situazione è andata migliorando, fino a che sono riuscita con quasi tutti (ci sono sempre gli irriducibili) a giocare e fare il girotondo.
Quando sono rientrata in sezione, (nelle mie normali sembianze" i bambini mi hanno subito raccontato dell'arrivo di Babbo Natale e solo uno di loro mi ha chiesto guardandomi assorto: "Laura, ma tu come ti chiami?"









Mai dire mai, infatti fino a questa mattina nella scuola dove lavoro non avevamo trovato un "Babbo Natale" disponibile per venire a dare i regali ai bambini, ed allora...eccomi qua, ingoffata da questa "mise", con barba e baffi posticci mi sono presentata ai bambini.
Questo babbo natale in verità è stato muto, dato che i bambini avrebbero riconosciuto immediatamente la mia voce, ma non è stato un problema.
Infatti ho comunicato con loro gestualmente, aiutata dalle mie colleghe naturalmente, e devo dire che dopo un primo momento di pianti, come succede tutti gli anni, la situazione è andata migliorando, fino a che sono riuscita con quasi tutti (ci sono sempre gli irriducibili) a giocare e fare il girotondo.
Quando sono rientrata in sezione, (nelle mie normali sembianze" i bambini mi hanno subito raccontato dell'arrivo di Babbo Natale e solo uno di loro mi ha chiesto guardandomi assorto: "Laura, ma tu come ti chiami?"











sabato 11 dicembre 2010
mercoledì 1 dicembre 2010
Diario-

"Do ut des" ovvero "Do affinchè tu dia".
Io non voglio più nulla da nessuno, ovvero, non voglio ricevere regali natalizi perchè così è sempre stato; regali inutili, pensati velocemente, regali privi di affetto, colmi solo di stereotipi e mediocrità.
Cosa che ho fatto spesso anch'io ultimamente, lo riconosco, "Errare humanum est" ma perseverare su una cosa sbagliata è diabolico, e se lo ha detto Sant'Agostino!
Per non parlare poi sul piano economico; è davvero pazzesco gettare in pochi giorni la misera ma salutare tredicesima che rifocilla il mio portafoglio bisognoso di cibo cartaceo.
Quest'anno farò solo i regali ai miei figli, loro "so' pezz'e core", il sale della mia vita!
lunedì 1 novembre 2010
Diario-Viaggiare
Stamattina mi sono alzata, ho fatto colazione e sono uscita con la macchina.
Non avevo voglia di stirare, di lavare, di pulire, insomma non avevo voglia di fare i soliti lavori cosidetti "donneschi"; anche se pioveva non mi dispiaceva affatto guidare... e così sono partita verso Castelfiorentino fino ad arrivare a Volterra, fermandomi solo una volta per prendere un caffè.
...Sì viaggiare
evitando le buche più dure,
senza per questo cadere nelle tue paure
gentilmente senza fumo con amore
dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
E tornare a viaggiare...
Non avevo voglia di stirare, di lavare, di pulire, insomma non avevo voglia di fare i soliti lavori cosidetti "donneschi"; anche se pioveva non mi dispiaceva affatto guidare... e così sono partita verso Castelfiorentino fino ad arrivare a Volterra, fermandomi solo una volta per prendere un caffè.
...Sì viaggiare
evitando le buche più dure,
senza per questo cadere nelle tue paure
gentilmente senza fumo con amore
dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
E tornare a viaggiare...
venerdì 1 ottobre 2010
"il diritto al delirio" ovvero, lasciateci sognare
In questi ultimi giorni non ho letto un quotidiano, non ho ascoltato nessun telegiornale alla televisione e neanche ho seguito in rete le notizie in genere.
O per meglio dire ho provato ad informarmi, ma appena il gionalista iniziava a parlare o sfogliavo la prime pagine di qualsiasi quotidiano, una specie particolare di nausea psicosomatica m'impediva di andare avanti.
Bla bla bla Berlusconi che lassù, in cima sulla vetta degli dei dell'olimpo organizza alla perfezione la distruzione dello stato italiano; bla bla bla Fini che sono fascista ma democratico, odio Berlusconi ma gli reggo le brache; bla bla bla i leghisti, questi strani esseri che sono impazziti del tutto, compreso er trota; bla bla bla il pd che ancora non sa chi è e dove vuole andare; bla bla bla c'è una crisi economica pazzesca ma le auto di lusso se ne vendono più di prima...
Insomma un miscuglio di varie sensazioni negative assalivano la bocca del mio stomaco gastritico che produceva di conseguenza bile a volontà e pertanto,
siccome mi voglio bene, non sempre, ma in questo periodo me ne voglio abbastanza, ho evitato con cura d'informarmi.
Devo dire che una cura disintossicante di non-notizie per qualche giorno mi ha fatto bene e almeno per ora sono più rilassata e positiva.
Ho trovato questo bel video passando dal blog di Marco Boschini; a me piace molto perchè sognare è il mio forte, la mia punta di diamante caratteriale.
E poi penso che sognare ti aiuta a farti star bene.
Approvo pienamente il contenuto del video di ed io aggiungo anche altri sogni che per ora sono sogni, ma la storia dirà in seguito se sono rimasti tali o sono diventati realtà.
Sogno che la maggioranza dei parlamentari italiani se ne vadano senza prendere un minimo di pensione e che i parlamentari nuovi siano onesti, solo onesti, perchè l'onestà è diventata una forma rarissima di costume.
Sogno che i leghisti diventino più intelligenti, che le loro cellule cerebrali si riforniscano di materia grigia, dato che ne hanno davvero bisogno.
Sogno una società dove l'istruzione, la medicina, la casa siano realmente a portata di tutti, anche dei più poveri.
Sogno che la mafia diventi solo un vago ricordo di un passato periodo oscuro della nostra storia.
Tante cose sogno e spero, anzi ci voglio credere che qualche sogno si possa avverare!
"Tu puoi dirmi che sono un sognatore, ma non sono il solo." John Lennon
O per meglio dire ho provato ad informarmi, ma appena il gionalista iniziava a parlare o sfogliavo la prime pagine di qualsiasi quotidiano, una specie particolare di nausea psicosomatica m'impediva di andare avanti.
Bla bla bla Berlusconi che lassù, in cima sulla vetta degli dei dell'olimpo organizza alla perfezione la distruzione dello stato italiano; bla bla bla Fini che sono fascista ma democratico, odio Berlusconi ma gli reggo le brache; bla bla bla i leghisti, questi strani esseri che sono impazziti del tutto, compreso er trota; bla bla bla il pd che ancora non sa chi è e dove vuole andare; bla bla bla c'è una crisi economica pazzesca ma le auto di lusso se ne vendono più di prima...
Insomma un miscuglio di varie sensazioni negative assalivano la bocca del mio stomaco gastritico che produceva di conseguenza bile a volontà e pertanto,
siccome mi voglio bene, non sempre, ma in questo periodo me ne voglio abbastanza, ho evitato con cura d'informarmi.
Devo dire che una cura disintossicante di non-notizie per qualche giorno mi ha fatto bene e almeno per ora sono più rilassata e positiva.
Ho trovato questo bel video passando dal blog di Marco Boschini; a me piace molto perchè sognare è il mio forte, la mia punta di diamante caratteriale.
E poi penso che sognare ti aiuta a farti star bene.
Approvo pienamente il contenuto del video di ed io aggiungo anche altri sogni che per ora sono sogni, ma la storia dirà in seguito se sono rimasti tali o sono diventati realtà.
Sogno che la maggioranza dei parlamentari italiani se ne vadano senza prendere un minimo di pensione e che i parlamentari nuovi siano onesti, solo onesti, perchè l'onestà è diventata una forma rarissima di costume.
Sogno che i leghisti diventino più intelligenti, che le loro cellule cerebrali si riforniscano di materia grigia, dato che ne hanno davvero bisogno.
Sogno una società dove l'istruzione, la medicina, la casa siano realmente a portata di tutti, anche dei più poveri.
Sogno che la mafia diventi solo un vago ricordo di un passato periodo oscuro della nostra storia.
Tante cose sogno e spero, anzi ci voglio credere che qualche sogno si possa avverare!
"Tu puoi dirmi che sono un sognatore, ma non sono il solo." John Lennon
sabato 25 settembre 2010
La Lega
Ho dichiarato più volte nel blog la mia forte diffidenza verso i leghisti...
E' vero, e son persone (non popolo, ma solo persone) un po' partiolari, un sono mica cattivi! E sono un po' razzisti e coglioni, ma cattivi no.
E diono che un ci vogliono stare con "Roma Ladrona", ma e ci stanno, eccome se ci stanno; prendono sordi a tutto spiano come gli attri, un sono mia scemi fino a questo punto.
E diono che loro voiono la libertà. Ma icchè libertà voiono; e si fanno tutte le leggi da soli, come se un fossero in Italia ma in un attro stato. E nessuno dice niente, o meglio quelli che gli stanno sur culo i leghisti lo diono...ma un contan niente (pe' un di di peggio!) i politici...vabbè a loro gli và bene così, e poi son loro i politici che ci governano... madonnina santa in che mani siamo!
E voiono la libertà di fassi un'attro stato, ma e vorrei vedè senza i sordi di Roma ladrona dove andrebbero a finì; vorrebbero uno stato verde, come la sù bandiera; verde le case, verde la caarta igienica per pulissi il ..., verde chiaro la strada provinciale, verde scuro la strada statale, verdoline le stradine di 'ampagna, verdi tutti i giornali, verdi tutti i pastrani da lavoro, le macchine verdi, le bicilette verdi, il latte verde (basta mette un po' di 'olore).
Gli arberi e son verdi, così come i prati ma i cielo e un si po' tingere di verde, se si potesse l'avrebbero già fatto d'un ber verde pisello.
Un'artra 'osa; ma un diono che bisogna meritassi, che bisogna lavorà sodo e onestamente pe' ottenè qualsiasi 'osa? Ir trota gli è solo un piccolo esempio che anche da loro, nella lontana padania, i furbi e ci sono, e tanti. Vorrei sapè che ha fatto di bono nella su vita i figlio di Bossi per meritassi quello che gli hanno dato. Siuramente gli è un bravo ragazzino!
E si chiaman popolo, infatti nel loro sito c'è scritto " quando un popolo come quello padano cammina, piega la storia".
Ma icchè piegano? Forse quell'attibuto che Bossi, ha detto anni fa, (perchè ora, un me ne voglia, sarà un po' difficile)c'e l'ha duro!
Siuramente come si dice da noi, Bossi è un bel parac...ma tutti i mezzi son boni per agguantare le seggiole dove siedono i ladroni romani.
E son proprio d'accordo con Don Giorgio De Capitani, quando parla della Lega
E son buffi questi leghisti, si voiono sempre battezzare, ma un gli basta andare a Pontida, no, devono rompere i co...i anche nelle altre regioni, come la rossa Toscana che purtroppo è diventata un po' rosina.
Ovvia...ho avuto voglia di dillo in Toscano ma questo è il mio blog e ci scrivo icchè mi pare!
E' vero, e son persone (non popolo, ma solo persone) un po' partiolari, un sono mica cattivi! E sono un po' razzisti e coglioni, ma cattivi no.
E diono che un ci vogliono stare con "Roma Ladrona", ma e ci stanno, eccome se ci stanno; prendono sordi a tutto spiano come gli attri, un sono mia scemi fino a questo punto.
E diono che loro voiono la libertà. Ma icchè libertà voiono; e si fanno tutte le leggi da soli, come se un fossero in Italia ma in un attro stato. E nessuno dice niente, o meglio quelli che gli stanno sur culo i leghisti lo diono...ma un contan niente (pe' un di di peggio!) i politici...vabbè a loro gli và bene così, e poi son loro i politici che ci governano... madonnina santa in che mani siamo!
E voiono la libertà di fassi un'attro stato, ma e vorrei vedè senza i sordi di Roma ladrona dove andrebbero a finì; vorrebbero uno stato verde, come la sù bandiera; verde le case, verde la caarta igienica per pulissi il ..., verde chiaro la strada provinciale, verde scuro la strada statale, verdoline le stradine di 'ampagna, verdi tutti i giornali, verdi tutti i pastrani da lavoro, le macchine verdi, le bicilette verdi, il latte verde (basta mette un po' di 'olore).
Gli arberi e son verdi, così come i prati ma i cielo e un si po' tingere di verde, se si potesse l'avrebbero già fatto d'un ber verde pisello.
Un'artra 'osa; ma un diono che bisogna meritassi, che bisogna lavorà sodo e onestamente pe' ottenè qualsiasi 'osa? Ir trota gli è solo un piccolo esempio che anche da loro, nella lontana padania, i furbi e ci sono, e tanti. Vorrei sapè che ha fatto di bono nella su vita i figlio di Bossi per meritassi quello che gli hanno dato. Siuramente gli è un bravo ragazzino!
E si chiaman popolo, infatti nel loro sito c'è scritto " quando un popolo come quello padano cammina, piega la storia".
Ma icchè piegano? Forse quell'attibuto che Bossi, ha detto anni fa, (perchè ora, un me ne voglia, sarà un po' difficile)c'e l'ha duro!
Siuramente come si dice da noi, Bossi è un bel parac...ma tutti i mezzi son boni per agguantare le seggiole dove siedono i ladroni romani.
E son proprio d'accordo con Don Giorgio De Capitani, quando parla della Lega
E son buffi questi leghisti, si voiono sempre battezzare, ma un gli basta andare a Pontida, no, devono rompere i co...i anche nelle altre regioni, come la rossa Toscana che purtroppo è diventata un po' rosina.
Ovvia...ho avuto voglia di dillo in Toscano ma questo è il mio blog e ci scrivo icchè mi pare!
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venerdì 27 agosto 2010
Diario-Il ricovero
Lunghi corridoi che si intersecano tra di loro con i pavimente talmente lucidi che, se fossero specchi rifletterebbero l'immagine capovolta delle persone che vi passano sopra.
Lungo questi corridoi si affacciano tante porte; sono le stanze degli ospiti degenti.
Degenti che tanti anni fa erano persone vitali, giovani, che si divertivano, lavoravano, crescevano i loro figli, persone che avevano vissuto i drammatici tempi della guerra, persone che avevano riso amato, odiato, che avevano sofferto, persone che avevavo vissuto.
Ed ora sono vecchi, ridotti in carrozzella, malati di Parkinson, d'Alzheimer o di entrambe queste tremende malattie cosidette "della vecchiaia".
E' la terza volta che in pochi giorni vengo a trovare in questo ricovero mio zio, fratello di mio padre, è malato anche lui e costretto a vivere i suoi ultimi anni in una carrozzella; un tempo era, come si dice, "un pezzo d'uomo". Alto più di un metro e novanta e robusto senza essere grasso si notava subito, data la sua mole, quando camminava per le strade diSenigallia.
La prima volta che sono andata a salutarlo l'ho trovato, dopo alcune indicazioni delle infermiere in un'enorme stanza quadrata, i cui lati erano "tappezzati", riempiti di donne e uomini tutti in carrozzella; oltre ad essere appoggiate al mure, queste formavano un'altra "cornice umana" più piccola.
Ho esitato ad entrare, ero come paralizzata, poi, mi sono fatta coraggio ed ho incominciato a scrutare da una parte all'altra della stanza per scorgere mio zio.
Mentre stavo ferma sulla soglia ho notato che solo alcuni di loro, 3 o 4 su una quarantina o forse più di degenti, parlavano tra se o con i volontari in camice bianco presenti nella stanza e che li accudivano.
Perlopiù dormicchiavano con la testa reclinata in avanti appoggiata al corpo, altri, come mio zio, fissavano davanti a se, con uno sguardo assente. Guardavano il nulla, aldilà del reale, questa è stata al momento la mia prima sensazione.
Sono rimasta ad osservarli ed intanto pensavo "a cosa loro stessero pensando" con i loro occhi vitrei, dentro un "armadio rotto svuotato per la maggior parte", il loro corpo, un tempo vigoroso e giovane, distrutto e soggiogato dalla malattia.
Dopo 4 giorni sono ritornata, passavo di lì in bicicletta, non potevo non fermarmi.
Volevo fare una breve visita, ma sono rimasta anche ad aiutarlo per il pranzo, poichè non può mangiare da solo. Vicino a lui c'era una signora che appena mi sono avvicinata mi ha sorriso; "Stefano, eh Stefano deve venire. Ha la macchina lui, eh, Stefano è birbaccion, eh deve venire."
E mentre mangiava continuava a sorridermi e parlarmi in questo modo, tanto che mio zio, ogni tanto toccava il mio braccio e scuoteva la testa come per dirmi, cosa che per altro ha fatto con voce fioca: "lasciala stare, en po' tocc!"
Ho parlato con mio zio, l'ho accudita come faccio con i bambini del nido dove lavoro; gli facevo i pezzettini piccoli e lo imboccavo, gli porgevo il bicchiere per bere, stavo malissimo dentro di me ma non l'ho dato a vedere. Sorridevo e gli parlavo ma nello stesso momento mi tornavano alla mente tanti ricordi d'infanzia passati insieme a lui, a mia zia e mio cugino, associati sempre a esperienze felici e spensierate.
Non entro sicuramente in merito al perchè un familiare, un figlio/a, nipote o chicchessia decida di mandare un parente al ricovero, chi sono io per giudicare! Però vedere questi anziani soli e malati provoca dei forti e dolorosi crampi allo stomaco.
Forse pensiamo al nostro futuro e questo....sarebbe davvero terribile se fosse così.
Prima di ripartire da Senigallia sono tornata a trovarlo per un'oretta; l'ho portato fuori in giardino dove ho potuto parlare con 2 degenti che erano li perchè "anziani, vecchi"; mi sono soffermata volentieri a scambiare qualche parola, comprendendo la loro voglia di socializzare anche con persone nuove.
Prima di scendere con l'ascensore ed andare in giardino, una vecchissima signora in carrozzella, quando mi ha visto ha iniziato a dirmi quasi urlando: "Mi aiuti, signora mi aiuti"! Io mi sono avvicinata e lei prendendomi il braccio con la sua mano tremolante mi ha ripetuto: "Mi aiuti signora, mi porti via di qui!"
Un'infermiera si è avvicinata e mi ha detto sorridendo con indulgenza che la vecchietta faceva così con tutte le persone che passavano di li'. Ma io mi sono sentita una merda lo stesso, incapace di poter far qualcosa! Più tardi, uscita dal cancello del ricovero mi sono messa a piangere a dirotto, mi sentivo in colpa per essere andata via ma nello stesso tempo ero contenta di essere uscita fuori, di allontanarmi da una realtà tragica, comune a tanti anziani, ma non per questo meno dolorosa ed ingiusta.
Lungo questi corridoi si affacciano tante porte; sono le stanze degli ospiti degenti.
Degenti che tanti anni fa erano persone vitali, giovani, che si divertivano, lavoravano, crescevano i loro figli, persone che avevano vissuto i drammatici tempi della guerra, persone che avevano riso amato, odiato, che avevano sofferto, persone che avevavo vissuto.
Ed ora sono vecchi, ridotti in carrozzella, malati di Parkinson, d'Alzheimer o di entrambe queste tremende malattie cosidette "della vecchiaia".
E' la terza volta che in pochi giorni vengo a trovare in questo ricovero mio zio, fratello di mio padre, è malato anche lui e costretto a vivere i suoi ultimi anni in una carrozzella; un tempo era, come si dice, "un pezzo d'uomo". Alto più di un metro e novanta e robusto senza essere grasso si notava subito, data la sua mole, quando camminava per le strade di
La prima volta che sono andata a salutarlo l'ho trovato, dopo alcune indicazioni delle infermiere in un'enorme stanza quadrata, i cui lati erano "tappezzati", riempiti di donne e uomini tutti in carrozzella; oltre ad essere appoggiate al mure, queste formavano un'altra "cornice umana" più piccola.
Ho esitato ad entrare, ero come paralizzata, poi, mi sono fatta coraggio ed ho incominciato a scrutare da una parte all'altra della stanza per scorgere mio zio.
Mentre stavo ferma sulla soglia ho notato che solo alcuni di loro, 3 o 4 su una quarantina o forse più di degenti, parlavano tra se o con i volontari in camice bianco presenti nella stanza e che li accudivano.
Perlopiù dormicchiavano con la testa reclinata in avanti appoggiata al corpo, altri, come mio zio, fissavano davanti a se, con uno sguardo assente. Guardavano il nulla, aldilà del reale, questa è stata al momento la mia prima sensazione.
Sono rimasta ad osservarli ed intanto pensavo "a cosa loro stessero pensando" con i loro occhi vitrei, dentro un "armadio rotto svuotato per la maggior parte", il loro corpo, un tempo vigoroso e giovane, distrutto e soggiogato dalla malattia.
Dopo 4 giorni sono ritornata, passavo di lì in bicicletta, non potevo non fermarmi.
Volevo fare una breve visita, ma sono rimasta anche ad aiutarlo per il pranzo, poichè non può mangiare da solo. Vicino a lui c'era una signora che appena mi sono avvicinata mi ha sorriso; "Stefano, eh Stefano deve venire. Ha la macchina lui, eh, Stefano è birbaccion, eh deve venire."
E mentre mangiava continuava a sorridermi e parlarmi in questo modo, tanto che mio zio, ogni tanto toccava il mio braccio e scuoteva la testa come per dirmi, cosa che per altro ha fatto con voce fioca: "lasciala stare, en po' tocc!"
Ho parlato con mio zio, l'ho accudita come faccio con i bambini del nido dove lavoro; gli facevo i pezzettini piccoli e lo imboccavo, gli porgevo il bicchiere per bere, stavo malissimo dentro di me ma non l'ho dato a vedere. Sorridevo e gli parlavo ma nello stesso momento mi tornavano alla mente tanti ricordi d'infanzia passati insieme a lui, a mia zia e mio cugino, associati sempre a esperienze felici e spensierate.
Non entro sicuramente in merito al perchè un familiare, un figlio/a, nipote o chicchessia decida di mandare un parente al ricovero, chi sono io per giudicare! Però vedere questi anziani soli e malati provoca dei forti e dolorosi crampi allo stomaco.
Forse pensiamo al nostro futuro e questo....sarebbe davvero terribile se fosse così.
Prima di ripartire da Senigallia sono tornata a trovarlo per un'oretta; l'ho portato fuori in giardino dove ho potuto parlare con 2 degenti che erano li perchè "anziani, vecchi"; mi sono soffermata volentieri a scambiare qualche parola, comprendendo la loro voglia di socializzare anche con persone nuove.
Prima di scendere con l'ascensore ed andare in giardino, una vecchissima signora in carrozzella, quando mi ha visto ha iniziato a dirmi quasi urlando: "Mi aiuti, signora mi aiuti"! Io mi sono avvicinata e lei prendendomi il braccio con la sua mano tremolante mi ha ripetuto: "Mi aiuti signora, mi porti via di qui!"
Un'infermiera si è avvicinata e mi ha detto sorridendo con indulgenza che la vecchietta faceva così con tutte le persone che passavano di li'. Ma io mi sono sentita una merda lo stesso, incapace di poter far qualcosa! Più tardi, uscita dal cancello del ricovero mi sono messa a piangere a dirotto, mi sentivo in colpa per essere andata via ma nello stesso tempo ero contenta di essere uscita fuori, di allontanarmi da una realtà tragica, comune a tanti anziani, ma non per questo meno dolorosa ed ingiusta.
domenica 15 agosto 2010
Diario semiserio-Ricette nuove
14 luglio
Chi me lo ha fatto fare!
Sarà il brutto tempo e sopratutto il fatto che sono in ferie.
Il problema è che, a parte qualche incursione nel terrazzo per prendere qualche odore, sto muovendo piccoli passi tra 4 mattonelle da circa due ore.
Come ho già affermato in questo blog, (nella quotidianità tutti i conoscenti e amici lo sanno da molto tempo) non mi piace tantissimo cucinare. Ma alcune volte, come oggi purtroppo, mi prende la fissa di organizzare in cucina un piatto diverso; ma non una solaricetta, sarebbe troppo semplice!
Quando mi ci metto (a cucinare) preparo 3, 4, 5 pietanze da far assaggiare alla mia famiglia ed a volte a qualche malcapitato/a che cena o pranza insieme a noi.
Il risultato di questa "fatica" è per ora un lavello riempito di pentole, padelle di varie misure, piatti, posate, coperchi, mestoli, che a vederli sembra di essere in una fumosa cucina di una trattoria.
Ora mi fermo un po', ho gia preparato la pasta con zucchine e gamberetti (e già mangiata, non male direi), lessato le melanzane (fanno meno male che fritte) per farle alla parmigiana ed ho infilato nel forno una torta? crostata? Dolce? con le more raccolte in campagna. Ho anche messo a cuocere piano piano il sugo di carne e mi sto accingendo ad impanare il persico tagliato a pezzi, con il pangrattato e prezzemolo per cuocerlo subito dopo con le alghe ed i pomodorini in teglia.

Sento dire da molte donne che far da mangiare sia piacevole e gratificante. Forse sono una donna "anormale", puo essere.
Ma le donne come me che lavorano e stanno fuori casa per molte ore come fanno a divertirsi in cucina nel loro poco tempo libero?
Boh!
C'è ancora un'altra questione spinosa: per realizzare una ricetta laboriosa a volte ci vuole molto tempo e...solo 5/10 minuti per mangiarla. Non so se mi capite.
Mentre scrivo, un'odorino mi giunge da dietro; volgo lo sguardo verso il forno acceso, la torta con le more sta sempre lì, al calduccio, a vederla sembra bellina.
Sarà buona al palato come appare esteriormente?
Questa ricetta me l'ha data un'amica di mia madre, ma "un mi sembra" che stia venendo come quella che ho mangiato da lei.
Ho scritto nel mio notes la ricetta ma od ho dimenticato qualche ingrediente oppure ho sbagliato qualche fase della preparazione.
Acc... ora che ci penso mi sono appena ricordata che i 3 tuorli d'uovo li dovevo montare con la frusta, ecco perchè l'impasto era così appiccicoso che l'ho dovuto raccogliere anche con un dito per metterlo nella vaschetta d'alluminio.
Devo dire però, che leccandomi il dito, così come fanno i bambini, l'impasto era molto gradevole. Si starà a vedere, l'ardua sentenza alla fine, o meglio al primo assaggio del dolce dai miei figli, golosi come me.
Entra proprio ora Federico, uno dei gemelli e mi dice: "O mamma stai ancora a cucinare?"
Poverini, loro non sono abituati a vedermi ai fornelli per così tanto tempo e le rare volte che mi sorprendono in cucina per più di una mezz'ora, mi guardano strabiliati e pensierosi.
Ritorno tra poco!
Ora ho finito, basta, stop.
Le melanzane sono al forno, la torta è pronta ed il pesce come il ragù sta cuocendo piano piano.
Ora mi tocca il duro e ingrato compito di lavare nell'acquaio i molti arnesi da cucina ( la lavastoviglia è deceduta due anni fà ed ora è utilizzata come portatutto)
Passeranno alcuni mesi prima che mi accinga a ripercorre una giornata così laboriosa in cucina!
Chi me lo ha fatto fare!
Sarà il brutto tempo e sopratutto il fatto che sono in ferie.
Il problema è che, a parte qualche incursione nel terrazzo per prendere qualche odore, sto muovendo piccoli passi tra 4 mattonelle da circa due ore.
Come ho già affermato in questo blog, (nella quotidianità tutti i conoscenti e amici lo sanno da molto tempo) non mi piace tantissimo cucinare. Ma alcune volte, come oggi purtroppo, mi prende la fissa di organizzare in cucina un piatto diverso; ma non una solaricetta, sarebbe troppo semplice!
Quando mi ci metto (a cucinare) preparo 3, 4, 5 pietanze da far assaggiare alla mia famiglia ed a volte a qualche malcapitato/a che cena o pranza insieme a noi.
Il risultato di questa "fatica" è per ora un lavello riempito di pentole, padelle di varie misure, piatti, posate, coperchi, mestoli, che a vederli sembra di essere in una fumosa cucina di una trattoria.
Ora mi fermo un po', ho gia preparato la pasta con zucchine e gamberetti (e già mangiata, non male direi), lessato le melanzane (fanno meno male che fritte) per farle alla parmigiana ed ho infilato nel forno una torta? crostata? Dolce? con le more raccolte in campagna. Ho anche messo a cuocere piano piano il sugo di carne e mi sto accingendo ad impanare il persico tagliato a pezzi, con il pangrattato e prezzemolo per cuocerlo subito dopo con le alghe ed i pomodorini in teglia.
Sento dire da molte donne che far da mangiare sia piacevole e gratificante. Forse sono una donna "anormale", puo essere.
Ma le donne come me che lavorano e stanno fuori casa per molte ore come fanno a divertirsi in cucina nel loro poco tempo libero?
Boh!
C'è ancora un'altra questione spinosa: per realizzare una ricetta laboriosa a volte ci vuole molto tempo e...solo 5/10 minuti per mangiarla. Non so se mi capite.
Mentre scrivo, un'odorino mi giunge da dietro; volgo lo sguardo verso il forno acceso, la torta con le more sta sempre lì, al calduccio, a vederla sembra bellina.
Sarà buona al palato come appare esteriormente?
Questa ricetta me l'ha data un'amica di mia madre, ma "un mi sembra" che stia venendo come quella che ho mangiato da lei.
Ho scritto nel mio notes la ricetta ma od ho dimenticato qualche ingrediente oppure ho sbagliato qualche fase della preparazione.
Acc... ora che ci penso mi sono appena ricordata che i 3 tuorli d'uovo li dovevo montare con la frusta, ecco perchè l'impasto era così appiccicoso che l'ho dovuto raccogliere anche con un dito per metterlo nella vaschetta d'alluminio.
Devo dire però, che leccandomi il dito, così come fanno i bambini, l'impasto era molto gradevole. Si starà a vedere, l'ardua sentenza alla fine, o meglio al primo assaggio del dolce dai miei figli, golosi come me.
Entra proprio ora Federico, uno dei gemelli e mi dice: "O mamma stai ancora a cucinare?"
Poverini, loro non sono abituati a vedermi ai fornelli per così tanto tempo e le rare volte che mi sorprendono in cucina per più di una mezz'ora, mi guardano strabiliati e pensierosi.
Ritorno tra poco!
Ora ho finito, basta, stop.
Le melanzane sono al forno, la torta è pronta ed il pesce come il ragù sta cuocendo piano piano.
Ora mi tocca il duro e ingrato compito di lavare nell'acquaio i molti arnesi da cucina ( la lavastoviglia è deceduta due anni fà ed ora è utilizzata come portatutto)
Passeranno alcuni mesi prima che mi accinga a ripercorre una giornata così laboriosa in cucina!
lunedì 9 agosto 2010
Diario-Piombino
Piombino e tutta la costa che partendo da Cecina arriva in questa cittadina ha per me un fascino tutto particolare.
Questa città, per le persone che non l'hanno visitata, è solo il porto per prendere il traghetto per l'isola d'Elbao la Corsica; sicuramente la strada che si percorre per arrivare al porto non è delle più belle, anzi, si costeggia tutta l'area industriale che è addossata alla cittadina.
Basta però andare dritti al semaforo, parcheggiare la macchina ed incamminarsi a piedi fino a Piazzale Bovio, costruita nel XI° secolo sopra uno sperone di roccia che si affaccia sul mare, per godere, oltre ad una più belle viste dell'Isola d'Elba, anche di tutte le altre isole dell'arcipelago Toscano e nelle giornate limpide ammirare anche la costa nord della Corsica,il famoso Dito.
Questa città, per le persone che non l'hanno visitata, è solo il porto per prendere il traghetto per l'isola d'Elbao la Corsica; sicuramente la strada che si percorre per arrivare al porto non è delle più belle, anzi, si costeggia tutta l'area industriale che è addossata alla cittadina.
Basta però andare dritti al semaforo, parcheggiare la macchina ed incamminarsi a piedi fino a Piazzale Bovio, costruita nel XI° secolo sopra uno sperone di roccia che si affaccia sul mare, per godere, oltre ad una più belle viste dell'Isola d'Elba, anche di tutte le altre isole dell'arcipelago Toscano e nelle giornate limpide ammirare anche la costa nord della Corsica,il famoso Dito.
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sabato 31 luglio 2010
Diario-Briciolo
Briciolo è entrato a far parte della nostra famiglia 14 anni e 9 mesi fa.
Era piccolissimo ma già tentava di mangiare le briciole per terra e così ci venne spontaneo chiamarlo con questo nome.
Ignorantello con gli estranei, molto affettuoso con tutti i familiari; grande abbaiatore, odia le mosche e le lucertole e ama Lulù una gattina dei nostri vicini.
Adora ascoltare la musica classica, specialmente i valzer viennesi suonati da mio padre con il sax; il problema è per i vicini, in questi momenti il suo ululato struggente si sente a centinaia di metri di distanza!
Era piccolissimo ma già tentava di mangiare le briciole per terra e così ci venne spontaneo chiamarlo con questo nome.
Ignorantello con gli estranei, molto affettuoso con tutti i familiari; grande abbaiatore, odia le mosche e le lucertole e ama Lulù una gattina dei nostri vicini.
Adora ascoltare la musica classica, specialmente i valzer viennesi suonati da mio padre con il sax; il problema è per i vicini, in questi momenti il suo ululato struggente si sente a centinaia di metri di distanza!
lunedì 26 luglio 2010
Diario-regionale per Faenza
Traaan,traaan,traaan, il motore borbotta con un ritmo continuo, petulante, a tratti s'inalbera con toni minacciosi. Ecco, ora si parte.
Ho deciso di prendere questo treno regionale che si ferma a Faenza per andare a Senigallia; non è tanto il risparmio (che non è poco, da 13 Euro a 44 Euro) ma l'impulso primario di fare un nuovo tragitto, una strada mai percorsa.
E di strade nuove ne sto cercando parecchio in questo periodo.
Non so dove mi porteranno, ma già averle intraprese mi hanno permesso di cogliere stimoli inconsueti per me.
Quando mi sono affacciata al binario 13 della stazione di Firenze, sono rimasta meravigliata e subito dopo compiaciuta, contenta come una bambina alla vista di un nuovo giocattolo, nel vedere il piccolo treno, composto da due vagoni bassi e lunghi, dove sarei dovuta salire. Mi sembrava di montare su un modellino, di quelli ammirati da piccina, che scorrevano su binari concentrici, contornati da prati di plastica e qualche casetta sparsa quà e là.
Però questi trenini non andavano da nessuna parte, compivanno ininterottamente sempre lo stesso percorso, mentre questo, parte da una stazione ed arriva in un'altra.
Il viaggio è stato spesso descritto da molti scrittori come una metafora della vita e molte volte lo è per davvero, non a caso scegliamo a volte alternative improvvisate e non conosciute preferendole ad altre sicure e prevedibili.
Firenze S.Marco Vecchio-
Fiesole-Caldine Una piccolissima stazione immersa nel verde, contornata da colline tipiche della campagna toscana; macchie sparse di uliveti , lunghe striscie di cipressi che costeggiano viali e che conducono molte volte ad abitazioni spesso centenarie.
Naturalmente su questo trenino l'aria condizionata è un'optional, il conducente mi ha detto prima di partire che l'impianto si è rotto da due giorni(soli!)quindi l'alternativa rimane quella di aprire il finestrino. Il che non mi dispiace affatto.
Amo sentire il vento scorrere sopra la testa, soffermarsi sul collo per poi infilarsi dentro le scollature delle braccia ed espandersi in tutto il corpo.
La mia immaginazione vaga ora, mentre siamo fermi alla stazione di Vaglia.
Nella mente mi balena l'immagine di un trenino che si arrampica sulle creste delle colline, discende, arranca di nuovo su di una nuova salita, per poi ridiscendere giocosamente.
Sù e giù, su e giù.
Reminescenze infantili, immagini fantasiose partorite da una mente sognatrice.
Campomigliaio- Un viaggiatore è sceso per fumare e dopo qualche minuto di sosta uno dei due conducenti o bigliettai s'affaccia al finestrino e gli urla: "E si va viaa!" al che lui getta il mozzicone per terra e risale prontamente sul treno.
Che bello! Situazioni di altri tempi, altri anni passati.
S Piero a Sieve- Le colline che sovrastavano i binari, si sono allontanate sempre più, lasciando spazio ad una pianura prevalentemente usata per scopi agricoli.
Borgo San Lorenzo- Molto carino questo paese, ci sono venuta varie volte, però sempre in macchina.
Ora il treno inizia impercettibilmente a salire, piano piano; sento il motore della piccola locomotiva che s'ingrigna e sbuffa mentre s'arrampica con passo lento ma inesorabile sul binario in pendenza.
Dopo una decina di minuti il paesaggio è nuovamente cambiato; campi di girasoli, inframmezzati da viti e campi arati dove covoni sparsi qua e là sembrano tante opere d'arte disseminate da una mano sapiente e magica.
Una nuova sequenza di immagini si svela subito dopo; le colline iniziano ad riavvicinarsi e dietro di esse si scorgono le punte più alte dell'appennino tosco-emiliano.
Sono proprio contenta di essere qui, in questo momento; sono contenta di essere su questo treno, muovermi ma nello stesso tempo stare ferma...ed osservare, godermi questo paesaggio così multiforme.
Ronta- boschi estesi delineano il paesaggio circostante
Peccato che ci siano molte gallerie, anche se corte, poichè tra una gallerie ed un'altra si scorge una paesaggio incantevole di boschi, piccolissimi agglomerati di vecchie case costeggiate da un fiume, il Lamone, che serpeggia in mezzo ad una vegetazione lussureggiante e imbucandosi nel suo letto roccioso scende a valle formando piccole cascate.
Crespino del Lamone-
Biforco- La scritta dei questa stazioncina mi appare proprio davanti, quando il treno si ferma.
Marradi-Palazzuolo sul Senio-S.Martino in Gattara-S.Cassiano-
Fognano- Nuovamente le colline si allontanano, lasciando spazio ad un'ampia pianura costellata da alberi da frutto, viti ed olivi in mezzo a grandi casolari di campagna.
Il vento ora si è alzato, lo vedo scorrere tra le fronde degli alberi nei giardini intorno alle case; lo stesso vento sbatte con forza contro vari tipi di piante cespugliose, come il finocchio selvatico, scuotendole da destra a sinistra fino a far toccare il suolo alla cima di queste piante, come se dovessero inginocchiarsi al suo volere.
Brisighella-
Stiamo arrivando a Faenza, anzi ci stiamo fermando.
Ora devo scendere e prendere il treno che mi porterà a Senigallia.
Ho deciso di prendere questo treno regionale che si ferma a Faenza per andare a Senigallia; non è tanto il risparmio (che non è poco, da 13 Euro a 44 Euro) ma l'impulso primario di fare un nuovo tragitto, una strada mai percorsa.
E di strade nuove ne sto cercando parecchio in questo periodo.
Non so dove mi porteranno, ma già averle intraprese mi hanno permesso di cogliere stimoli inconsueti per me.
Quando mi sono affacciata al binario 13 della stazione di Firenze, sono rimasta meravigliata e subito dopo compiaciuta, contenta come una bambina alla vista di un nuovo giocattolo, nel vedere il piccolo treno, composto da due vagoni bassi e lunghi, dove sarei dovuta salire. Mi sembrava di montare su un modellino, di quelli ammirati da piccina, che scorrevano su binari concentrici, contornati da prati di plastica e qualche casetta sparsa quà e là.
Però questi trenini non andavano da nessuna parte, compivanno ininterottamente sempre lo stesso percorso, mentre questo, parte da una stazione ed arriva in un'altra.
Il viaggio è stato spesso descritto da molti scrittori come una metafora della vita e molte volte lo è per davvero, non a caso scegliamo a volte alternative improvvisate e non conosciute preferendole ad altre sicure e prevedibili.
Firenze S.Marco Vecchio-
Fiesole-Caldine Una piccolissima stazione immersa nel verde, contornata da colline tipiche della campagna toscana; macchie sparse di uliveti , lunghe striscie di cipressi che costeggiano viali e che conducono molte volte ad abitazioni spesso centenarie.
Naturalmente su questo trenino l'aria condizionata è un'optional, il conducente mi ha detto prima di partire che l'impianto si è rotto da due giorni(soli!)quindi l'alternativa rimane quella di aprire il finestrino. Il che non mi dispiace affatto.
Amo sentire il vento scorrere sopra la testa, soffermarsi sul collo per poi infilarsi dentro le scollature delle braccia ed espandersi in tutto il corpo.
La mia immaginazione vaga ora, mentre siamo fermi alla stazione di Vaglia.
Nella mente mi balena l'immagine di un trenino che si arrampica sulle creste delle colline, discende, arranca di nuovo su di una nuova salita, per poi ridiscendere giocosamente.
Sù e giù, su e giù.
Reminescenze infantili, immagini fantasiose partorite da una mente sognatrice.
Campomigliaio- Un viaggiatore è sceso per fumare e dopo qualche minuto di sosta uno dei due conducenti o bigliettai s'affaccia al finestrino e gli urla: "E si va viaa!" al che lui getta il mozzicone per terra e risale prontamente sul treno.
Che bello! Situazioni di altri tempi, altri anni passati.
S Piero a Sieve- Le colline che sovrastavano i binari, si sono allontanate sempre più, lasciando spazio ad una pianura prevalentemente usata per scopi agricoli.
Borgo San Lorenzo- Molto carino questo paese, ci sono venuta varie volte, però sempre in macchina.
Ora il treno inizia impercettibilmente a salire, piano piano; sento il motore della piccola locomotiva che s'ingrigna e sbuffa mentre s'arrampica con passo lento ma inesorabile sul binario in pendenza.
Dopo una decina di minuti il paesaggio è nuovamente cambiato; campi di girasoli, inframmezzati da viti e campi arati dove covoni sparsi qua e là sembrano tante opere d'arte disseminate da una mano sapiente e magica.
Una nuova sequenza di immagini si svela subito dopo; le colline iniziano ad riavvicinarsi e dietro di esse si scorgono le punte più alte dell'appennino tosco-emiliano.
Sono proprio contenta di essere qui, in questo momento; sono contenta di essere su questo treno, muovermi ma nello stesso tempo stare ferma...ed osservare, godermi questo paesaggio così multiforme.
Ronta- boschi estesi delineano il paesaggio circostante
Peccato che ci siano molte gallerie, anche se corte, poichè tra una gallerie ed un'altra si scorge una paesaggio incantevole di boschi, piccolissimi agglomerati di vecchie case costeggiate da un fiume, il Lamone, che serpeggia in mezzo ad una vegetazione lussureggiante e imbucandosi nel suo letto roccioso scende a valle formando piccole cascate.
Crespino del Lamone-
Biforco- La scritta dei questa stazioncina mi appare proprio davanti, quando il treno si ferma.
Marradi-Palazzuolo sul Senio-S.Martino in Gattara-S.Cassiano-
Fognano- Nuovamente le colline si allontanano, lasciando spazio ad un'ampia pianura costellata da alberi da frutto, viti ed olivi in mezzo a grandi casolari di campagna.
Il vento ora si è alzato, lo vedo scorrere tra le fronde degli alberi nei giardini intorno alle case; lo stesso vento sbatte con forza contro vari tipi di piante cespugliose, come il finocchio selvatico, scuotendole da destra a sinistra fino a far toccare il suolo alla cima di queste piante, come se dovessero inginocchiarsi al suo volere.
Brisighella-
Stiamo arrivando a Faenza, anzi ci stiamo fermando.
Ora devo scendere e prendere il treno che mi porterà a Senigallia.
giovedì 15 luglio 2010
Diario-"il deserto dell'anima"
Ieri sera sono andata ad una presentazione di un libro "Il ragazzo orchidea" Editore Gaffi 2009 di Paola Presciuttini, una scrittrice di cui ancora non ho letto nulla ma che mi accingo a farlo prossimamente.
Dopo aver parlato del suo libro si e aperta una discussione che ha toccato vari punti di cui uno è stato, cos'è "il deserto dell'anima?"
Sono venute fuori varie risposte ed anche io volevo esprimermi, ma, come al solito ho esitato, non so se a causa della mia, chiamiamola riservatezza, timidezza o paura di essere giudicata, o di dovermi alzare e mostrarmi agli altri.
Sono uno strano "animale sociale", lunatico per giunta, ma così sono ed ho imparato a convivere con i miei aspetti negativi caratteriali.
A parte questo ora lo dico qui, nel mio blog cosa penso del "deserto dell'anima".
Sicuramente, pensando ad un deserto viene in mente subito la parola "aridità", "vuoto", "sterilità", ed è in parte vero questa affermazione.
Ma se ci pensiamo bene, il deserto, reale, geografico, non è vuoto davvero, non è sterile, basta pensare ai meravigliosi fiori che nascono da alcune piante, oppure pensare ai molti animali che convivono in un territorio difficile, per i più inospitale, ma sicuramente vivo, in continua evoluzione.
Così è la nostra anima, spirito o essenza; a volte attraversiamo questi particolari momenti, quando sembra che il nulla predomini sulla nostra esistenza,quando un vuoto interiore ti corrode ogni parte del corpo, quando l'assenza di sentimenti o il sopimento di impulsi positivi, di emozioni ti induce a pensare che non hai più nulla da dare e nulla da ricevere.
E' tristissimo sentirsi così,ma può succedere a volte.
Forse però il deserto spirituale, dove a volte ci imbuchiamo a poco a poco, senza accorgersene, è una forma di rigenerazione; dai nostri pensieri negativi,da una sterilità di sentimenti, dall'oblio di una quotidianetà confusa e insipida che non accettiamo, ma dalla quale non riusciamo a venirne fuori.
Il nostro deserto è una forma di catarsi, dolorosa, per noi stessi e per le persone che condividono ai margini questo percorso; ma come un fiore sbuca dal nulla, che non è un nulla, ma un'esistenza diversa, anche noi rinasciamo a nuova vita, un po' pesti, ma pronti a ricongiungerci al mondo intero.

Fonte

Fonte
Queste sono due poesie che ho scritto in momenti molto difficili.
perchè mi sento
come una goccia d'acqua che
fuoriesce da un lago
per nascondersi in mezzo all'erba
o ad una foglia che
staccandosi dal ramo
scivola via frettolosamente
e vola verso luoghi solitari
dove il silenzio
non è pace
ma solitudine
perchè mi sento
come un pesce
che si nasconde
ai suoi simili
e sprofonda negli abissi
o ad un camaleonte
che ogni qualvolta
un'altro essere si avvicina
si mimetizza
per non farsi riconoscere
perchè mi sento sola!
Caos virulento
che adombra l'immaginabile
esperienza
creata da ineluttabili scelte
vissute spasmodicamente
sulla tremula
cerea pelle
ombreggianti velleità
mai nate
a minimi albori
celate all'infinito
immerse in un letargico sonno
di frasi compiute
e realtà sommerse
da intrecci
variegati
di comuni fattori
e caotici segni astrali
Molto tragiche!!!!
ed ora per sdrammatizzare un'altra frase, trovata chissà dove
"Se piangi può essere che non se ne accorga nessuno...
Se ridi può essere che non se ne accorga nessuno...
Ma se scoreggi..."
Dopo aver parlato del suo libro si e aperta una discussione che ha toccato vari punti di cui uno è stato, cos'è "il deserto dell'anima?"
Sono venute fuori varie risposte ed anche io volevo esprimermi, ma, come al solito ho esitato, non so se a causa della mia, chiamiamola riservatezza, timidezza o paura di essere giudicata, o di dovermi alzare e mostrarmi agli altri.
Sono uno strano "animale sociale", lunatico per giunta, ma così sono ed ho imparato a convivere con i miei aspetti negativi caratteriali.
A parte questo ora lo dico qui, nel mio blog cosa penso del "deserto dell'anima".
Sicuramente, pensando ad un deserto viene in mente subito la parola "aridità", "vuoto", "sterilità", ed è in parte vero questa affermazione.
Ma se ci pensiamo bene, il deserto, reale, geografico, non è vuoto davvero, non è sterile, basta pensare ai meravigliosi fiori che nascono da alcune piante, oppure pensare ai molti animali che convivono in un territorio difficile, per i più inospitale, ma sicuramente vivo, in continua evoluzione.
Così è la nostra anima, spirito o essenza; a volte attraversiamo questi particolari momenti, quando sembra che il nulla predomini sulla nostra esistenza,quando un vuoto interiore ti corrode ogni parte del corpo, quando l'assenza di sentimenti o il sopimento di impulsi positivi, di emozioni ti induce a pensare che non hai più nulla da dare e nulla da ricevere.
E' tristissimo sentirsi così,ma può succedere a volte.
Forse però il deserto spirituale, dove a volte ci imbuchiamo a poco a poco, senza accorgersene, è una forma di rigenerazione; dai nostri pensieri negativi,da una sterilità di sentimenti, dall'oblio di una quotidianetà confusa e insipida che non accettiamo, ma dalla quale non riusciamo a venirne fuori.
Il nostro deserto è una forma di catarsi, dolorosa, per noi stessi e per le persone che condividono ai margini questo percorso; ma come un fiore sbuca dal nulla, che non è un nulla, ma un'esistenza diversa, anche noi rinasciamo a nuova vita, un po' pesti, ma pronti a ricongiungerci al mondo intero.

Fonte

Fonte
Queste sono due poesie che ho scritto in momenti molto difficili.
perchè mi sento
come una goccia d'acqua che
fuoriesce da un lago
per nascondersi in mezzo all'erba
o ad una foglia che
staccandosi dal ramo
scivola via frettolosamente
e vola verso luoghi solitari
dove il silenzio
non è pace
ma solitudine
perchè mi sento
come un pesce
che si nasconde
ai suoi simili
e sprofonda negli abissi
o ad un camaleonte
che ogni qualvolta
un'altro essere si avvicina
si mimetizza
per non farsi riconoscere
perchè mi sento sola!
Caos virulento
che adombra l'immaginabile
esperienza
creata da ineluttabili scelte
vissute spasmodicamente
sulla tremula
cerea pelle
ombreggianti velleità
mai nate
a minimi albori
celate all'infinito
immerse in un letargico sonno
di frasi compiute
e realtà sommerse
da intrecci
variegati
di comuni fattori
e caotici segni astrali
Molto tragiche!!!!
ed ora per sdrammatizzare un'altra frase, trovata chissà dove
"Se piangi può essere che non se ne accorga nessuno...
Se ridi può essere che non se ne accorga nessuno...
Ma se scoreggi..."
lunedì 5 luglio 2010
Diario-Andrenalina
0re 16- Distesa sul letto, ventilatore ad un metro di distanza, velocità 4, la massima, ed una luce che filtra dalla serranda abbassata, mi faccio imprestare dai miei figli il loro ipod.
La musica a tutto volume nelle orecchie... un po' di andrenalina ci vuole, anche a 50 anni.
La musica a tutto volume nelle orecchie... un po' di andrenalina ci vuole, anche a 50 anni.
sabato 3 luglio 2010
Diario
Ammiro, a volte invidio la capacità di uomini e donne, di relazionare con gli altri, di creare un vasto seguito di relazioni sociali, ricco di scambi prolifici e comunicativi, tali da stimolare e migliorare una vita sociale più ricca di emozioni, di affetti e idee condivise.
Non tutti hanno questa carica comunicativa. Non chiedetemi il perchè, non sono nè sociologa, nè psicologa o quant'altro.
Io di sicuro non ho questa grande forza dentro di me; forse è ostacolata dalla mia timidezza, o meglio dalla mia atavica "paura" di non essere "al posto giusto nel momento giusto."
Forse è anche il timore di apparire diversa da quella persona che sono veramente ( e che non so chi sia neanch'io ora, anche a 51 anni); comunque, fin da ragazzina , ho mascherato il mio disagio sociale con un'apparente giovialità; sempre pronta alle battute, ironica e aperta al dialogo, ho si creato una mia rete di relazioni, ma via via, nel corso degli anni, ho chiuso il cerchio intorno a me, e non posso dare la colpa a nessuno, ho fatto tutto da sola.
Questo "cerchio" ora mi sta molto stretto, si rinchiude sempre di più ed io sto annaspando nei meandri della mia vita sociale per venirne fuori, per prendere una boccata di ossigeno vitale.
Sono passati alcuni anni senza che mi accorgessi di questo. Anni vissuti con gioie, dolori... cazzi vari...come succede alla maggioranza delle persone.
Comunque per me è già un grosso passo avanti comunicare su questo blog... A pensarci bene però, riesco a comunicare perchè non ho una persona fisica davanti a me, ho solo uno schermo che trasmette quello che io voglio, senza la possibilità di manipolazione da parte di altre persone, così, se non voglio relazionarmi con altri, basta fare un clic o ignorare e rimanere nell'anonimato.
Anonimato reale, perchè se è vero che non esiste più l'anonimato in rete, come in altre situazioni reali, esiste il vero anonimato dell'essenza umana, "il proprio io", questo sconosciuto!
Non tutti hanno questa carica comunicativa. Non chiedetemi il perchè, non sono nè sociologa, nè psicologa o quant'altro.
Io di sicuro non ho questa grande forza dentro di me; forse è ostacolata dalla mia timidezza, o meglio dalla mia atavica "paura" di non essere "al posto giusto nel momento giusto."
Forse è anche il timore di apparire diversa da quella persona che sono veramente ( e che non so chi sia neanch'io ora, anche a 51 anni); comunque, fin da ragazzina , ho mascherato il mio disagio sociale con un'apparente giovialità; sempre pronta alle battute, ironica e aperta al dialogo, ho si creato una mia rete di relazioni, ma via via, nel corso degli anni, ho chiuso il cerchio intorno a me, e non posso dare la colpa a nessuno, ho fatto tutto da sola.
Questo "cerchio" ora mi sta molto stretto, si rinchiude sempre di più ed io sto annaspando nei meandri della mia vita sociale per venirne fuori, per prendere una boccata di ossigeno vitale.
Sono passati alcuni anni senza che mi accorgessi di questo. Anni vissuti con gioie, dolori... cazzi vari...come succede alla maggioranza delle persone.
Comunque per me è già un grosso passo avanti comunicare su questo blog... A pensarci bene però, riesco a comunicare perchè non ho una persona fisica davanti a me, ho solo uno schermo che trasmette quello che io voglio, senza la possibilità di manipolazione da parte di altre persone, così, se non voglio relazionarmi con altri, basta fare un clic o ignorare e rimanere nell'anonimato.
Anonimato reale, perchè se è vero che non esiste più l'anonimato in rete, come in altre situazioni reali, esiste il vero anonimato dell'essenza umana, "il proprio io", questo sconosciuto!
venerdì 2 luglio 2010
Diario-Le Nuvole
Le nuvole, queste emanazioni evanescenti, mutevoli, grandiose come montagne o frizzanti e leggere come delicati pouff, ibride, nere, cupe, rossastre, candide, grigiastre, allungate o tonde mi hanno sempre affascinato.
Molte volte, alzando lo sguardo al cielo rimango alcuni attimi ad osservarle.
La mia "è una attrazione fatale" così come osservare il mare,ondoso, in burrasca o levigato, disteso come un lenzuolo su di un letto riordinato.
Mi piace perdermi con lo sguardo, in quese meraviglie della natura e a volte sognare ad occhi semiaperti, perchè no!
I sogni, a volte, sono lo specchio dell'anima!
Molte volte, alzando lo sguardo al cielo rimango alcuni attimi ad osservarle.
La mia "è una attrazione fatale" così come osservare il mare,ondoso, in burrasca o levigato, disteso come un lenzuolo su di un letto riordinato.
Mi piace perdermi con lo sguardo, in quese meraviglie della natura e a volte sognare ad occhi semiaperti, perchè no!
I sogni, a volte, sono lo specchio dell'anima!
domenica 20 giugno 2010
Diario-Philip Roth
In punta di piedi ritorno al mio blogghino.
Complice la mancanza di connessione, ho voluto distaccarmi dalla rete per alcuni giorni.
Non solo.
Ho comprato solo una volta La Repubblica e non ho ascoltato i telegiornali; avevo bisogno di una pausa, una sospensione da notizie, cataclismi, scandali, arresti. omicidi e tutto ciò che produce informazione.
Una sorta di rigenerazione della mente, di placido silenzio, come la bonaccia del mare dopo una tempesta.
E cosa ho fatto in questi dieci giorni!
Ho visto alcuni film, ho giocato molto a Burraco ed ho letto due libri molto belli di Philip Roth, "La lezione di anatomia" e "Lo scrittore fantasma".
Non avevo mai letto nulla di questo scrittore americano anche se ne avevo sentito parlare per aver vinto il Pulitzer Prize nel 1997 per "Pastorale americana" e quando mi hanno detto, nella libreria che questo titolo non era a disposizione, ho scelto gli altri due casualmente.
Anche se la casualità, almeno per me, è sempre accompagnatata da segnali visivi, come una copertina intrigante o da significativi approcci letterari in forma di riassunto.
Seza volerlo ho centrato il primo libro dove entra in scena come protagonista lo scrittore (immaginario) Nathan Zuckerman e che tornerà in altri sette libri, tra cui "La lezione di anatomia".
A proposito di questo libro, istrionico, irriverente e molto altro ancora, ho segnato alcune frasi:
"Il diritto di essere stupido. Il diritto di essere pigro. Il diritto a essere nulla e nessuno. Invece di solitudine, compagnia, invece di silenzio, voci; invece di progetti, ragazzate; invece di altri venti, trenta, quarant'anni di instancabile e problematica concentrazione, un avvenire di diversità, di ozio, di abbandono. Prendere le cose come vengono, senza cercare di trasformarle. arrendersi davanti a qwertyuiop, asdfghjkl, e zxcvbnm, e lasciare che queste tre parole dicano tutto" ( Zuchermann riflette sulla nascita del suo dolore fisico, fisso da 18 mesi, come un'eventuale, possibile forma liberatoria dal suo essere scrittore)
" Mostruoso, che ogni sofferenza della terra sia per me la benvenuta, perchè nel mio mestiere tutto fa brodo; mostruoso, che quando mi trovo davanti alla storia di qualcuno io non possa far altro che questo: desiderare di trasformarla in Materiale; ma se è la tua ossessione, è la tua ossessione. Questo mestiere ha un lato demoniaco di cui il comitato per il Premio Nobel non parla molto. Sarebbe bello, specialmente davanti ai bisognosi, avere motivi puri e disinteressati come tutti gli altri, ma, ahimè, non è così.
L'unico paziente che lo scrittore cura è se stesso"
Complice la mancanza di connessione, ho voluto distaccarmi dalla rete per alcuni giorni.
Non solo.
Ho comprato solo una volta La Repubblica e non ho ascoltato i telegiornali; avevo bisogno di una pausa, una sospensione da notizie, cataclismi, scandali, arresti. omicidi e tutto ciò che produce informazione.
Una sorta di rigenerazione della mente, di placido silenzio, come la bonaccia del mare dopo una tempesta.
E cosa ho fatto in questi dieci giorni!
Ho visto alcuni film, ho giocato molto a Burraco ed ho letto due libri molto belli di Philip Roth, "La lezione di anatomia" e "Lo scrittore fantasma".
Non avevo mai letto nulla di questo scrittore americano anche se ne avevo sentito parlare per aver vinto il Pulitzer Prize nel 1997 per "Pastorale americana" e quando mi hanno detto, nella libreria che questo titolo non era a disposizione, ho scelto gli altri due casualmente.
Anche se la casualità, almeno per me, è sempre accompagnatata da segnali visivi, come una copertina intrigante o da significativi approcci letterari in forma di riassunto.
Seza volerlo ho centrato il primo libro dove entra in scena come protagonista lo scrittore (immaginario) Nathan Zuckerman e che tornerà in altri sette libri, tra cui "La lezione di anatomia".
A proposito di questo libro, istrionico, irriverente e molto altro ancora, ho segnato alcune frasi:
"Il diritto di essere stupido. Il diritto di essere pigro. Il diritto a essere nulla e nessuno. Invece di solitudine, compagnia, invece di silenzio, voci; invece di progetti, ragazzate; invece di altri venti, trenta, quarant'anni di instancabile e problematica concentrazione, un avvenire di diversità, di ozio, di abbandono. Prendere le cose come vengono, senza cercare di trasformarle. arrendersi davanti a qwertyuiop, asdfghjkl, e zxcvbnm, e lasciare che queste tre parole dicano tutto" ( Zuchermann riflette sulla nascita del suo dolore fisico, fisso da 18 mesi, come un'eventuale, possibile forma liberatoria dal suo essere scrittore)
" Mostruoso, che ogni sofferenza della terra sia per me la benvenuta, perchè nel mio mestiere tutto fa brodo; mostruoso, che quando mi trovo davanti alla storia di qualcuno io non possa far altro che questo: desiderare di trasformarla in Materiale; ma se è la tua ossessione, è la tua ossessione. Questo mestiere ha un lato demoniaco di cui il comitato per il Premio Nobel non parla molto. Sarebbe bello, specialmente davanti ai bisognosi, avere motivi puri e disinteressati come tutti gli altri, ma, ahimè, non è così.
L'unico paziente che lo scrittore cura è se stesso"
martedì 8 giugno 2010
Diario- Il berlusconismo attivo
Il berlusconismo attivo fa ormai parte della nostra vita sociale.
In particolare, parlo dell'uso comune di affermare alcune cose o concetti e subito dopo negare di averlo fatto.
Questa azione collettiva è entrata a far parte della nostra quotidianità, lievemente, a piccoli passi, leggeri, ma nello stesso tempo pesanti come macigni.
Le orme lasciate da questi passi hanno creato solchi profondi e incancellabili, impressi nel terreno della nostra società linguacciuta e faziosa.
Il Berlusconismo attivo lo possiamo trovare e verificare anche nei luoghi di lavoro.
Chi lo pratica in genere è un lupo furbetto/a travestito da pecorina belante e sempliciotta; i suoi modi sono mansueti, gentili, che fanno intenerire, ma solo in apparenza.
Le persone che praticano questa forma sociale generalmente sono assoggettate al potere;
potere del padrone, dei dirigenti, degli enti pubblici e via dicendo.
E' vero che la maggioranza di noi lavoratori siamo sotto il potere di qualcuno; ma esistono vari atteggiamenti per confrontarsi con questo e certamente, almeno per me, "dire sempre di si" al capetto di turno non è consigliabile anche solo per non denigrare, infierire negativamente sulla propria autostima.
In particolare, parlo dell'uso comune di affermare alcune cose o concetti e subito dopo negare di averlo fatto.
Questa azione collettiva è entrata a far parte della nostra quotidianità, lievemente, a piccoli passi, leggeri, ma nello stesso tempo pesanti come macigni.
Le orme lasciate da questi passi hanno creato solchi profondi e incancellabili, impressi nel terreno della nostra società linguacciuta e faziosa.
Il Berlusconismo attivo lo possiamo trovare e verificare anche nei luoghi di lavoro.
Chi lo pratica in genere è un lupo furbetto/a travestito da pecorina belante e sempliciotta; i suoi modi sono mansueti, gentili, che fanno intenerire, ma solo in apparenza.
Le persone che praticano questa forma sociale generalmente sono assoggettate al potere;
potere del padrone, dei dirigenti, degli enti pubblici e via dicendo.
E' vero che la maggioranza di noi lavoratori siamo sotto il potere di qualcuno; ma esistono vari atteggiamenti per confrontarsi con questo e certamente, almeno per me, "dire sempre di si" al capetto di turno non è consigliabile anche solo per non denigrare, infierire negativamente sulla propria autostima.
domenica 30 maggio 2010
Diario- La donna sconosciuta

Finalmente sono arrivata.
Il percorso che ho fatto a piedi è stato breve: dalla Fortezza da Basso alla stazione di Santa Maria Novella saranno all'incirca 6/700 metri, una normale passeggiatina, ma appena uscita dalla Fortezza si è rotto il sandalo destro mentre scendevo dal marciapiede e fortuna che una ragazza mi ha sorretto mentre stava sorpassandomi a piedi, perchè sennò sarei caduta rovinosamente sull'asfalto.
Mentre trascinavo la gamba per non fare uscire il sandalo dal piede pensavo: "Se mi si stacca del tutto devo camminare col piede scalzo!" E non è nè bello nè salutare camminare scalzi per le vie di una città.
Guarda caso, in quel tragitto non c'è un negozio, sennò mi sarei fermata a comprarmi un paio di sandali o ciabatte infradito.
Comunque arrivo finalmente alla stazione con la caviglia che inizia ad essere dolorante; il sandalo sta per rompersi anche nell'unica attaccatura che lo sorregge alla suola e l'allacciatura che normalmente è usata per chiudersi alla caviglia, ora penzola come un serpentello dal mio piede, come una codina che sballonzola a destra e sinistra, a seconda del movimento del corpo.
Guarda caso il treno che devo affrettarmi a prendere è sul binario 4, nella zona più lontana della stazione e così arranco velocemente, si fa per dire, alla sua volta.
Finalmente mi siedo in un compartimento ancora mezzo vuoto.
Posso allungare le gambe e posare la borsa di Terrafutura sul sedile accanto al mio, tanto non c'è nessuno.
Prendo dalla borsa il libro che ho iniziato a leggere ieri, "Lo scrittore fantasma" di Philip Roth, lo apro e mi accingo con piacere a sprofondare nella sua lettura, quando una donna si siede davanti a me.
"Mentre i miei scrupoli morali e la mia giovanile codardia battagliavano con la mia ingenuità, Lonoff, gemendo un pochino per lo sforzo, mise i vetri in una pattumiera e recuperò il piattino da sotto la tavola. Si era spezzato letteralmente in due, e dopo averne ispezionato i bordi lui osservò:- Hope saprà incollarlo."
Con la testa abbassata inizio a leggerlo dal punto lasciato il giorno prima, quando la signora davanti a me inizia a parlare al cellulare.
"Pronto, sono... c'è... posso dire a lei (risposta) Vabbene, senta ho perso il mio anello, sa quello con le perline a forma di glicine, lo vorrei uguale, anzi, mi potete mettere le perline leggermente più grandi? (risposta)
Ok, va benissimo, ci sentiamo tra due o tre giorni, ah, mi saluti ......arrivederci."
Alzo la testa incuriosita per osservarla, ma cogliendo il suo sguardo, la riabbasso subito verso il libro che ho tra le mani.
Non riesco a leggere però; la visione fugace della donna di un'attimo prima ha rinnovato stranamente la mia curiosità. Fatto che mi succede molto raramente, infatti poche volte mi soffermo a guardare i particolari di una persona che non conosco, addirittura anche di quelle che conosco abbastanza, e non lo giudico positivo questo.
Mi levo gli occhiali "da lettura" e mi rimetto quelli scuri, per il sole, che ho spesso appoggiati sulla testa; guardo fuori dal finestrino, non per osservare il paesaggio che scorre via velocemente ma per rivedere più attentamente l'immagine della donna che si riflette sul vetro.
Forse è più giovane di me di pochi anni, ha capelli scuri, un po' mossi, racchiusi in una coda.
Nervosamente afferra alcune ciocche che fuoriescono da questa e li rigira tra le dita, poi prende una rivista femminile, penso comprata poco prima alla stazione; infatti mi arriva alle narici l'odore della carta stampata da poco tempo, e poi non è nè arrotolata ne sgualcita, come succede quando non si e mai aperta un giornale o una rivista.
Inizia a sfogliarla, girando frettolosamente una pagina dietro l'altra fino a che un'articolo attira la sua attenzione e si mette a leggerlo.
Ha una collana di perle al collo, lunga quanto basta per poterla snoccialare tra le dita, come fosse un rosario; anche al polso ha attorcigliato un bracciale di 5 fili di perle, mentre nell'altro polso porta un orologio ed un'altro bracciale di una fila di perle più piccole.
Le sue mani soni un "pot pourri" di anelli vari; due con fiorellini al centro, contornati da piccolissime perle bianche, altri due, abbastanza vistosi hanno in comune sempre...le perle.
Le sue unghie laccate con uno smalto brillante rosaceo completano il tutto, anzi, a dire il vero la giacchina leggera, rosa, con dei fiori finemente stampati, o meglio in rilievo, stile Cocò Chanel, completano il quadretto.
Ora la donna chiude la rivista, apre la sua borsetta, che naturalmente non è a tracolla ma da tenere escusivamente con le mani, tira fuori una piccola pochette, anche questa in tinta con la borsa, la apre, prende un contenitore cilindrico dorato, il rossetto, e con gesto deciso se lo appoggia alle labbra, tingendole senza un minimo sbaffo.
Ora la mia mente vaga, corre nell'immaginaria quotidianità di questa donna sconosciuta.
Una donna manager la prima cosa che mi viene in mente; no, troppo vistosamente elegante per una manager anno 2010.
Una moglie di un console o ambasciatore; ma non ho visto fedi al dito e scarto anche questa idea.
Una escort di lusso? Può essere. Ma anche in questo caso, la sua eleganza è eccessiva, oltremodo antiquata direi,
Intanto il treno rallenta, stiamo arrivando alla stazione dove devo scendere.
Mi alzo, stando bene attenta a non incespicare sull'allacciatura del sandalo rotto; sarebbe una ben misera figura la mia, davanti a questa donna così perfetta; esco dalla porta dello scompartimento ed aspetto che il treno si fermi, ma proprio all'ultimo momento,quando ormai il treno è immobile, mi accorgo che sulle maniglie che aprono le porte del treno c'è un filo d'acciaio ed una targhetta con su scritto "Porta bloccata."
Tirandomi il piede dietro mi dirigo ad un'altra uscita e finalmente, ansimando, scendo dal treno.
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