Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

domenica 30 maggio 2010

Diario- La donna sconosciuta


Finalmente sono arrivata.
Il percorso che ho fatto a piedi è stato breve: dalla Fortezza da Basso alla stazione di Santa Maria Novella saranno all'incirca 6/700 metri, una normale passeggiatina, ma appena uscita dalla Fortezza si è rotto il sandalo destro mentre scendevo dal marciapiede e fortuna che una ragazza mi ha sorretto mentre stava sorpassandomi a piedi, perchè sennò sarei caduta rovinosamente sull'asfalto.
Mentre trascinavo la gamba per non fare uscire il sandalo dal piede pensavo: "Se mi si stacca del tutto devo camminare col piede scalzo!" E non è nè bello nè salutare camminare scalzi per le vie di una città.
Guarda caso, in quel tragitto non c'è un negozio, sennò mi sarei fermata a comprarmi un paio di sandali o ciabatte infradito.
Comunque arrivo finalmente alla stazione con la caviglia che inizia ad essere dolorante; il sandalo sta per rompersi anche nell'unica attaccatura che lo sorregge alla suola e l'allacciatura che normalmente è usata per chiudersi alla caviglia, ora penzola come un serpentello dal mio piede, come una codina che sballonzola a destra e sinistra, a seconda del movimento del corpo.
Guarda caso il treno che devo affrettarmi a prendere è sul binario 4, nella zona più lontana della stazione e così arranco velocemente, si fa per dire, alla sua volta.
Finalmente mi siedo in un compartimento ancora mezzo vuoto.
Posso allungare le gambe e posare la borsa di Terrafutura sul sedile accanto al mio, tanto non c'è nessuno.
Prendo dalla borsa il libro che ho iniziato a leggere ieri, "Lo scrittore fantasma" di Philip Roth, lo apro e mi accingo con piacere a sprofondare nella sua lettura, quando una donna si siede davanti a me.

"Mentre i miei scrupoli morali e la mia giovanile codardia battagliavano con la mia ingenuità, Lonoff, gemendo un pochino per lo sforzo, mise i vetri in una pattumiera e recuperò il piattino da sotto la tavola. Si era spezzato letteralmente in due, e dopo averne ispezionato i bordi lui osservò:- Hope saprà incollarlo."

Con la testa abbassata inizio a leggerlo dal punto lasciato il giorno prima, quando la signora davanti a me inizia a parlare al cellulare.
"Pronto, sono... c'è... posso dire a lei (risposta) Vabbene, senta ho perso il mio anello, sa quello con le perline a forma di glicine, lo vorrei uguale, anzi, mi potete mettere le perline leggermente più grandi? (risposta)
Ok, va benissimo, ci sentiamo tra due o tre giorni, ah, mi saluti ......arrivederci."

Alzo la testa incuriosita per osservarla, ma cogliendo il suo sguardo, la riabbasso subito verso il libro che ho tra le mani.

Non riesco a leggere però; la visione fugace della donna di un'attimo prima ha rinnovato stranamente la mia curiosità. Fatto che mi succede molto raramente, infatti poche volte mi soffermo a guardare i particolari di una persona che non conosco, addirittura anche di quelle che conosco abbastanza, e non lo giudico positivo questo.

Mi levo gli occhiali "da lettura" e mi rimetto quelli scuri, per il sole, che ho spesso appoggiati sulla testa; guardo fuori dal finestrino, non per osservare il paesaggio che scorre via velocemente ma per rivedere più attentamente l'immagine della donna che si riflette sul vetro.
Forse è più giovane di me di pochi anni, ha capelli scuri, un po' mossi, racchiusi in una coda.
Nervosamente afferra alcune ciocche che fuoriescono da questa e li rigira tra le dita, poi prende una rivista femminile, penso comprata poco prima alla stazione; infatti mi arriva alle narici l'odore della carta stampata da poco tempo, e poi non è nè arrotolata ne sgualcita, come succede quando non si e mai aperta un giornale o una rivista.
Inizia a sfogliarla, girando frettolosamente una pagina dietro l'altra fino a che un'articolo attira la sua attenzione e si mette a leggerlo.
Ha una collana di perle al collo, lunga quanto basta per poterla snoccialare tra le dita, come fosse un rosario; anche al polso ha attorcigliato un bracciale di 5 fili di perle, mentre nell'altro polso porta un orologio ed un'altro bracciale di una fila di perle più piccole.
Le sue mani soni un "pot pourri" di anelli vari; due con fiorellini al centro, contornati da piccolissime perle bianche, altri due, abbastanza vistosi hanno in comune sempre...le perle.
Le sue unghie laccate con uno smalto brillante rosaceo completano il tutto, anzi, a dire il vero la giacchina leggera, rosa, con dei fiori finemente stampati, o meglio in rilievo, stile Cocò Chanel, completano il quadretto.
Ora la donna chiude la rivista, apre la sua borsetta, che naturalmente non è a tracolla ma da tenere escusivamente con le mani, tira fuori una piccola pochette, anche questa in tinta con la borsa, la apre, prende un contenitore cilindrico dorato, il rossetto, e con gesto deciso se lo appoggia alle labbra, tingendole senza un minimo sbaffo.

Ora la mia mente vaga, corre nell'immaginaria quotidianità di questa donna sconosciuta.
Una donna manager la prima cosa che mi viene in mente; no, troppo vistosamente elegante per una manager anno 2010.
Una moglie di un console o ambasciatore; ma non ho visto fedi al dito e scarto anche questa idea.
Una escort di lusso? Può essere. Ma anche in questo caso, la sua eleganza è eccessiva, oltremodo antiquata direi,
Intanto il treno rallenta, stiamo arrivando alla stazione dove devo scendere.
Mi alzo, stando bene attenta a non incespicare sull'allacciatura del sandalo rotto; sarebbe una ben misera figura la mia, davanti a questa donna così perfetta; esco dalla porta dello scompartimento ed aspetto che il treno si fermi, ma proprio all'ultimo momento,quando ormai il treno è immobile, mi accorgo che sulle maniglie che aprono le porte del treno c'è un filo d'acciaio ed una targhetta con su scritto "Porta bloccata."
Tirandomi il piede dietro mi dirigo ad un'altra uscita e finalmente, ansimando, scendo dal treno.


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