Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

giovedì 15 luglio 2010

Diario-"il deserto dell'anima"

Ieri sera sono andata ad una presentazione di un libro "Il ragazzo orchidea" Editore Gaffi 2009 di Paola Presciuttini, una scrittrice di cui ancora non ho letto nulla ma che mi accingo a farlo prossimamente.
Dopo aver parlato del suo libro si e aperta una discussione che ha toccato vari punti di cui uno è stato, cos'è "il deserto dell'anima?"
Sono venute fuori varie risposte ed anche io volevo esprimermi, ma, come al solito ho esitato, non so se a causa della mia, chiamiamola riservatezza, timidezza o paura di essere giudicata, o di dovermi alzare e mostrarmi agli altri.
Sono uno strano "animale sociale", lunatico per giunta, ma così sono ed ho imparato a convivere con i miei aspetti negativi caratteriali.
A parte questo ora lo dico qui, nel mio blog cosa penso del "deserto dell'anima".
Sicuramente, pensando ad un deserto viene in mente subito la parola "aridità", "vuoto", "sterilità", ed è in parte vero questa affermazione.
Ma se ci pensiamo bene, il deserto, reale, geografico, non è vuoto davvero, non è sterile, basta pensare ai meravigliosi fiori che nascono da alcune piante, oppure pensare ai molti animali che convivono in un territorio difficile, per i più inospitale, ma sicuramente vivo, in continua evoluzione.
Così è la nostra anima, spirito o essenza; a volte attraversiamo questi particolari momenti, quando sembra che il nulla predomini sulla nostra esistenza,quando un vuoto interiore ti corrode ogni parte del corpo, quando l'assenza di sentimenti o il sopimento di impulsi positivi, di emozioni ti induce a pensare che non hai più nulla da dare e nulla da ricevere.
E' tristissimo sentirsi così,ma può succedere a volte.
Forse però il deserto spirituale, dove a volte ci imbuchiamo a poco a poco, senza accorgersene, è una forma di rigenerazione; dai nostri pensieri negativi,da una sterilità di sentimenti, dall'oblio di una quotidianetà confusa e insipida che non accettiamo, ma dalla quale non riusciamo a venirne fuori.
Il nostro deserto è una forma di catarsi, dolorosa, per noi stessi e per le persone che condividono ai margini questo percorso; ma come un fiore sbuca dal nulla, che non è un nulla, ma un'esistenza diversa, anche noi rinasciamo a nuova vita, un po' pesti, ma pronti a ricongiungerci al mondo intero.

Fonte


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Queste sono due poesie che ho scritto in momenti molto difficili.

perchè mi sento
come una goccia d'acqua che
fuoriesce da un lago
per nascondersi in mezzo all'erba

o ad una foglia che
staccandosi dal ramo
scivola via frettolosamente
e vola verso luoghi solitari
dove il silenzio
non è pace
ma solitudine

perchè mi sento
come un pesce
che si nasconde
ai suoi simili
e sprofonda negli abissi

o ad un camaleonte
che ogni qualvolta
un'altro essere si avvicina
si mimetizza
per non farsi riconoscere

perchè mi sento sola!



Caos virulento
che adombra l'immaginabile
esperienza
creata da ineluttabili scelte
vissute spasmodicamente
sulla tremula
cerea pelle
ombreggianti velleità
mai nate
a minimi albori
celate all'infinito
immerse in un letargico sonno
di frasi compiute
e realtà sommerse
da intrecci
variegati
di comuni fattori
e caotici segni astrali

Molto tragiche!!!!


ed ora per sdrammatizzare un'altra frase, trovata chissà dove

"Se piangi può essere che non se ne accorga nessuno...

Se ridi può essere che non se ne accorga nessuno...

Ma se scoreggi..."

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