Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

mercoledì 30 settembre 2009

I Figli tuoi di Hahlil Gibran


I libri non solo si leggono, si toccano, si odorano, ma nascondono in mezzo alle pagine, a volte per poco tempo, a volte per anni, tracce della nostra vita. Frammenti di fogli con indirizzi, fotografie ingiallite, fiori e foglie seccate, raccolte in anni precedenti e lasciate lì inerti.
Frasi abbandonate in piccoli lembi di carta; frasi amorose, frasi rabbiose scritte in un impeto d'ira.
Anche per questo amo i libri e non vado in biblioteca, ma li compro, per tenerli con me e guardarli, sfogliarli quando voglio.
Mi ricordo il primo libro letto da ragazzina, alle medie, " Marcovaldo " di Italo Calvino; subito dopo autori come Cassola, Silone, Pratolini, Salgari, London, mi hanno affascinato, anche se di generi letterari diversi.
Nel pieno dell'adolescenza la letteratura Americana mi ha intrigato; Heminghway è stato il primo, seguito da Artur Miller, Bukonski e nello stesso momento ho conosciuto la fantascienza; tantissimi libri di Urania con al centro il grande Asimov.
Così ho continuato a leggere, per molti anni.
La nascita dei gemelli (ma non è colpa loro) ha rallentato per alcuni anni la mia voglia di lettura ma, mentre loro crescevano, forse ritrovando più tempo per me stessa ho ripreso a leggere.
Tutta questa premessa per dire che ho trovato nella libreria, dietro alcuni libri, due pergamene scritte a scuola dai miei figli, credo per una festa della mamma del 2003.

Si tratta di una bellissima poesia di Hahlil Gibran


I tuoi figli non sono
figli tuoi, sono i figli e
le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo
ma non li crei.
Sono vicini a te,
ma non sono cosa tua,
puoi dar loro tutto il tuo

amore non le tue idee.
Perchè essi hanno
le proprie idee, puoi dar
dimora al loro corpo
non alla loro anima.
Perchè la loro anima abita nella casa
dell'avvenire, dove a te
non è permesso di entrare
neppure col sogno.

puoi cercare di
somigliare loro, ma non
volere che somiglino
a te perchè la vita non
ritorna indietro e non
si ferma a ieri.
Tu sei l'arco che lancia
i figli verso il domani.




poi cercando la poesia in rete ho trovato l'originale


E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.

E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sè stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:

Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani,
Che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro,
Ma non farvi simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.

Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
E vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.


Non sono una persona che ama la poesia im modo particolare, quando mi capita di leggerne qualcuna, se mi piace fin dalle prime strofe o il titolo mi "comunica qualcosa" continuo, oppure mi fermo. Quindi, dopo aver dichiarato la mia ignoranza in materia, posso dire che la versione scolastica della poesia mi è piaciuta come l'originale!

Citazioni di Gibran:

-Non mascherare i tuoi difetti con le virtù acquisite. Preferisco i difetti: sono simili ai miei.
-Il significato di un uomo non va ricercato in ciò che egli raggiunge, ma in ciò che vorrebbe raggiungere.

Nessun commento:

Posta un commento