Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

venerdì 27 novembre 2009

Diario La cucina

Penso che non sia l'unica donna che non ama molto cucinare. Almeno lo spero.
Ho imparato a prepare un pasto decente solo dalla nascita dei miei figli, non li potevo mica far morire di fame!
Fino a quel momento lavoravo nella trattoria che gestivano i miei genitori e in cucina ci entravo solo qualche volta a lavare i piatti, perchè il mio compito era stare in sala, al bar e fare i conti.
Negli anni 70, però quando aprirono l'attività i miei genitori, i pollo non erano tutti incelofanati, lustrati, igienizzati come ora, il pollaiolo ce li portava pieni, con tutte le viscere ed io dovevo pulirli, dovevo infilare la mano dentro il pollo ed estrarne il contenuto.
Poi li abbruciacchiavo ben bene per levargli le loro povere ultime piume.
Mi ricordo ancora il puzzo di carne morta, che mi rimaneva nella pelle anche dopo essermi lavata bene le mani. Non mi piaceva farlo ma dovevo contribuire all'economia della famiglia anche se studiavo..
Così come non mi piaceva prima sbucciare e poi tagliare quintali di patate.
Eh si, le patate surgelate non le usavamo, forse non c'erano neanche, allora, questo non me lo ricordo; Ci mettevamo a sedere con un grembiulaccio sulle gambe e due pentoloni enormi, giganteschi dove mettevamo in uno le patate sbucciate e nell'altro le patate tagliate.
Avevo dei calli nelle mani che si erano talmente induriti che solo molti anni dopo sono scomparsi e mi vergognavo dei miei calli, quando andavo a scuola o stavo insieme agli amici.

Dopo la scuola decisi di lavorare con i miei, rifiutando però di stare in cucina cosa che loro appresero con entusiamo, data la mia naturale inefficienza.

Che senso aveva imparare a far da mangiare quando avevo tutto a disposizione; al momento del nostro pranzo o della cena, prima che arrivasserro i clienti, andavo in cucina e sceglievo se mangiare le penne alla contadina, le lasagne al forno o gli spaghetti acciuga e tonno e se non volevo il primo bastava alzare i coperchi per scegliere il coniglio alla marchigiana, le seppie arrosto, il rosbeef... ed il menù cambiava tutti i giorni!

E così sono arrivata a superare i trentanni senza saper prepare un semplice brodo di carne o una pomarola degna di essere chiamata con questo nome.

La nascita dei gemelli è coincisa dopo poco tempo con la chiusura dell'attività e da quel momento in poi, sono stati ...cavoli miei.

C'è voluto del tempo, tanto tempo per imparare qualcosina, nel fare una pietanza mi dimenticavo sempre alcuni ingredienti , che guarda caso erano basilari per la commestibilità del palato ed il mio compagno e i figli "ne hanno fatto le spese".

Ora sono migliorata, posso dirmi una "cuoca provetta" ma a volte penso:
perchè si perde tanto tempo nel preparare dei piatti quando in pochi minuti sono già finiti?

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