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Confucio

sabato 2 gennaio 2010

Diario- Il gigante e la bambina

Lavoro come educatrice in un asilo nido, professione molto bella, intensa, che dà molto a noi adulti, perchè se è vero che noi li "educhiamo", loro, i bambini ci fanno continuamente meravigliare dei loro progressi, tutti i giorni; ci mettono in una situazione di continua verifica con noi stessi e ci danno modo di riflettere sul rapporto che abbiamo con loro e con gli altri adulti del nido.
Certamente è un lavoro intenso, stancante, fisicamente e psicologicamente ma, a volte sono molto più stressanti le relazioni con le colleghe!

Al nido le canzoncine, filastrocche, storie e fiabe fanno parte della quotidianetà della giornata; i bambini, sopratutto quelli più grandi amano ascoltare le storie; spesso il racconto è supportato da una visione del libro, che racconta e stimola, con le immagini la visione del narrato.

Quattro anni fa iniziai per caso a narrare ad un gruppo di sei bambini una nuova storia, inventata sul momento. Gli piacque così tanto che il giorno seguente alcuni mi chiesero di raccontargliela di nuovo.
Quasi non me la ricordavo più, ma furono i bambini a condurmi con i loro ricordi del giorno prima a ricollegare la sequenza temporale ed i personaggi.
La storia è variata di pochi elementi in questi anni, è pressocchè identica alla prima; i bambini certamente non sono più gli stessi, ma l'ho proposta sempre ai nuovi arrivati ed ho potuto verificare il loro entusiamo ad ascoltarla.

Ora la voglio raccontare....

La bambina ed il gigante

C'era una volta una bambina che abitava con i suoi genitori in una casetta vicino al bosco.
Un giorno la bambina chiese alla mamma: "Posso andare a fare una passeggiata nel bosco da sola? Voglio andare a raccogliere dei fiori ed i funghi".
La mamma ci pensò un po' e poi le disse di si, raccomandandole però di tornare presto, prima che arrivasse il buio.
La bambina tutta contenta, si vestì, prese un cestino e si incammino verso il bosco.

Arrivata nel bosco vide che c'erano tanti fiori colorati e molti funghi che la mamma le aveva insegnato a raccogliere e si mise a prenderli.
Mentre li metteva nel cestino, ne vedeva altri e così si allontava sempre di più.
Alcuni scoiattoli la seguivano, saltando da un ramo all'altro, facendo buffe smorfie ed anche un piccolo cerbiatto le venne vicino.
Lei tentò di accarezzarlo, ma lui più di tanto non si faceva avvicinare.
La bambina era molto felice, aveva raccolto oltre ai fiori ed ai funghi alcune bacche rosse, molto belle che avrebbe donato alla sua mamma, quando sarebbe ritornata a casa.
Camminava e camminava, cantando delle allegre canzoncine, non accorgendosi che si allontanava sempre più dal sentiero e che il sole stava andando via.
Ad un certo punto si fermò, smise di cantare e finalmente si accorse che il bosco stava diventando buio; non sentiva più il cinguettio degli uccellini ed anche il cerbiatto e gli scoiattoli erano spariti.
Cercò di riprendere il sentiero che l'avrebbe portata a casa, ma cerca e ricerca non lo trovò ed allora si mise a piangere ed a urlare: "Aiuto, Aiuto, c'è nessuno che mi può aiutare?"
Intorno a lei era tutto silenzio.
Tutti gli animali del bosco erano tornati nelle loro tane: Gli uccellini nei nidi tra gli alberi, gli scoiattoli dentro le loro casine ed il cerbiatto era andato dalla sua mamma a mangiare.
Disperata, la bambina continuò a camminare lentamente, poichè era tutto buio e solo la luna illuminava il bosco.
Cammina cammina vide in lontananza una piccola luce e si tranquilizzò incamminandosi verso quella parte.
La luce si faceva sempre più grande e luminosa mentre si avvicinava e lei era contenta, pensando che ci fosse una casetta; con grande meraviglia scoprì invece che la luce invece un grande fuoco che illuminava l'entrata di una caverna.
La bambina iniziò a urlare" Aiuto, Aiuto mi sono persa nel bosco. C'è qualcuno che mi può aiutare a tornare a casa?"
All'inizio nessuno le rispose, poi, ad un tratto, la bambina sentì come dei grossi passi che si avvicinavano e con grande stupore scoprì che erano i passi di un gigante.
Era alto alto e grosso come un armadio ed indossava una camicia ed un paio di pantalonacci,
aveva una barbona un po' grigia ed un po' nera ed un cappellaccio in testa.
Guardandola negli occhi le chiese arrabbiato: " Chi sei, cosa sei venuta a fare nella mia casa?"
La bambina iniziò a piangere e le rispose di non farle male, si era solo perduta nel bosco e voleva tornare a casa dai suoi genitori.
Il gigante, la guardò pensieroso, poi le sorrise e le disse: "Non aver paura, io sono un gigante buono, non ho mai fatto male a nessuno, dai, vieni dentro la mia caverna, stavo mangiando, penso che a quest'ora avrai fame anche tu, dai entra, non aver paura!"
La bambina lo guardò un po' meglio e si accorse che il gigante aveva un viso buono, sorridente, gli si avvicinò ed insieme entrarono nella caverna.
Dentro c'era un tavolone con alcune sedie, il gigante l'aiutò a salirvi sulla più piccola ed insieme iniziarono a mangiare.
C'erano tante cose buone, la pasta con il pomodoro, il pollo arrosto con le patate, tanta frutta e alla fine dei deliziosi biscottini.
Mentre mangiavano, il gigante le disse che nel bosco abitavano altri giganti come lui, tutti buoni, però ogni tanto si sentiva solo e cercava qualche nuovo amico.
La bambina invece gli raccontò come mai si era persa nel bosco e quanto volesse bene ai suoi genitori.
Finito di cenare, il gigante le disse:" Ora ti riporto a casa, saranno in pensiero i tuoi genitori, conosco bene il bosco e troverò la tua casa molto velocemente.
E così fece, prese tra le braccia la bambina e la riportò a casa dove i suoi genitori l'aspettavano con ansia.
Anche loro all'inizio furono sorpresi nel vedere il gigante, ma dopo aver parlato con lui, lo ringraziarono vivamente e gli dissero di ritornare anche il giorno dopo, per mangiare tutti insieme.
E così nacque una grande amicizia tra di loro; lui andava spesso a trovarli... anche se doveva stare attento a non picchiare la testa nel soffitto.

E' un racconto semplice, con pochi personaggi.
Non avendo l'ausilio delle immagini, drammatizzo la storia, (cogliere i fiori, cantare una canzone ecc) minimizzando però i momenti più "paurosi" del racconto come l'incontro tra la bambina ed il gigante.

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