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E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

sabato 9 gennaio 2010

"Morire in carcere"

Sono tanti, troppi, i 172 morti all'interno delle carceri italiane nel 2010.
Morti che non hanno ancora avuto giustizia; del resto come si fa oggi a parlare di giustizia sociale in un paese come l'Italia, sprofondata, grazie all'aiuto della nostra classe politica, in una sorta di limbo mediatico sociale di infimo livello.
Questi morti erano persone, uomini, donne di ogni età, razza, diversi nel loro vissuto sociale, accomunati però dalla loro morte violenta.
Il sovraffollamento delle carceri non autorizza l'assassino di ragazzi di 18 anni pestati a sangue, colpiti senza potersi difendere. "Bestie" i loro aguzzini, ma le bestie non fanno così, loro non brutalizzano i loro simili!
E non sono colpevoli solo le persone che fisicamente hanno massacrato di botte ragazzi come Stefano Cucchi, ma anche i magistrati, dottori, poliziotti che li difendono, che occultano le prove e favoreggiano con il "non dire" un' aberrante ingiustizia.




Alcuni articoli-

.indymedia

La morte di Aldo Banzino
la morte di Manuel Eliantonio
la morte di Marcello Lonzi
Carcere di Sollicciano


"Le carceri sono strapiene anche perchè‚ vi si trovano troppi imputati - il 40% dei quali è destinato ad essere assolto - (dal 2002 al 2007 lo Stato ha speso 212mln di euro come riparazione per le ingiuste detenzioni - vedi allegato) e troppi condannati con condanne minime (quasi 10mila hanno meno di 1 anno di pena residua) che potrebbero scontare in misura alternativa.
"Premettendo che ogni decesso dietro le sbarre rappresenta di per sè‚ un fatto inaccettabile per la civiltà del paese e per le nostre coscienze, - conclude l'Osservatorio - viene da chiedersi quanti dei detenuti che muoiono ogni anno avrebbero potuto essere fuori dal carcere e, probabilmente, essere ancora vivi".
Le morti sono piú frequenti tra i carcerati in attesa di giudizio, rispetto ai condannati, in rapporto di circa 60/40: mediamente, ogni anno in carcere muoiono 90 persone ancora da giudicare con sentenza definitiva e le statistiche degli ultimi 20 anni ci dicono che 4 su 10 sarebbero stati destinati ad una assoluzione, se fossero sopravvissuti. In definitiva, ogni anno 30 - 35 dei morti in carcere erano probabilmente innocenti.
A questi vanno naturalmente aggiunti i condannati che avrebbero potuto essere in misura alternativa, ma qui il calcolo diventa piuttosto difficile. Non potendo dare un quadro esaustivo abbiamo raccolto alcune vicende significative riguardanti suicidi di detenuti che sono morti proclamandosi innocenti, facendo con il proprio corpo, con la propria vita, un estremo tentativo di discolpa.
Ma anche vicende di detenuti che in carcere non dovevano essere: malati terminali, paraplegici, accusati del furto di una bicicletta, di resistenza a pubblico ufficiale, immigrati "catturati" in Questura dove erano andati a chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno, tossicodipendenti in preda alla disperazione".

"Sanzioni amministrative aumentate del 18,5%, richieste di programma terapeutico diminuite, invece, di quasi il 90%, questo mentre un terzo degli ingressi in carcere riguardano tossicodipendenti (30.500 su 92 mila ingressi nel 2008): la linea dura nei confronti di chi produce, traffica e detiene droga si e' tradotta in un intasamento del sistema penale da parte 'di soggetti dal profilo criminale piu' basso'. A fare il punto sull'applicazione delle legge Fini-Giovanardi, che nel 2006 ha inasprito le sanzioni, e' la versione aggiornata del Libro Bianco di Antigone e Forum droghe presentato durante un incontro con l' associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino.
Dall'entrata in vigore della legge - rileva il rapporto - le segnalazioni per il reato di spaccio sono aumentate del 13%, mentre quelle per il reato piu' grave di associazione a fini di spaccio sono diminuite del 15%. Questo ha notevoli conseguenze sul sistema carcerario: le segnalazione in stato di arresto sono state il 18,4% in piu', quelle di stranieri sono aumentate di un quarto. Sono 28.800 le persone entrate negli istituti penitenziari per reati legati alla droga (produzione, detenzione e spaccio), mentre, dal 2006 (dopo l'indulto) il numero delle misure alternative e' crollato: a fronte di quasi 15 mila tossicodipendenti attualmente detenuti sono 1.200 quelli in affidamento terapeutico, meno di un terzo rispetto all'inizio del 2006. Si predilige la detenzione in carcere, mentre, conclude il rapporto, 'e' dimostrato che i tassi di recidiva per chi sconta una pena alternativa sono molto piu' bassi e i costi di gestione inferiori".
Fonte
Aduc

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