Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

sabato 9 gennaio 2010

Marco De Santis

Se la rete è solidarietà e giustizia sociale, come penso che sia, allora è giusto raccontare la storia di Marco de Santis, una persona come me e voi che si è imbattuta nelle maglie della mala-giustizia.
Da circa due mesi conoscevo la storia di Marco su Fb , unendomi al gruppo S.O.S. per Marco, a rischio di morte per violenze come Stefano Cucchi
Questo è il racconto scritto di suo pugno da Marco a Report On Line

Il sottoscritto DE SANTIS MARCO (nato a Gallipoli - LE - il 27/gennaio/1963) con residenza a OSPITALETTO via Padana Superiore n°83 , e attualmente domiciliato in RODENGO-SAIANO 25050, via Brescia 14 - BS - (INVALIDITA’ CIVILE 80% - INVALIDITA’ LAVORATIVA al 45%)
Consapevole dei diritti di legge mi assumo tutta la responsabilità di quello che scrivo.
Chiedo, a chi di competenza, di verificare tutto il mio assurdo caso, di MALA-GIUSTIZIA
La sera del 25 febbraio 2009 durante una "normale lite familiare con la moglie" in presenza dei miei figli, senza toccare con un solo dito mia moglie e stanco delle sue continue lamentele verso di me, le chiedo solo di andare via da casa se non mi sopporta più, basta. Lei va via, ma dopo 10 minuti mi arrivano in casa due carabinieri di Ospitaletto (e visto che era la terza volta che questo accadeva) mi invitano a seguirli in caserma, perché il MARESCIALLO mi voleva parlare.
Visto che in precedenza molte volte io stesso ho cercato di parlare con il MARESCIALLO ma non ci sono mai riuscito (chissà perché) decido di seguire i due carabinieri, pensando di poter chiarire la situazione una volta per tutte! Esco dal mio appartamento accompagnato da mia madre al seguito dei due carabinieri. Passato il cortile di casa e arrivati in strada un carabiniere mi impone di salire in auto, ho solamente fatto presente al carabiniere che la caserma è di fronte a casa mia, bastava attraversare la strada. Ma mi è bastato dire questo, per essere spinto con violenza per terra in mezzo alla strada ed essere ammanettato con le mani dietro la schiena. Non mi spiego ancora oggi il perché di questa scena da FILM, in mezzo alla strada, con le macchine che si fermavano e la gente che guardava. Già dolorante perché invalido (devo camminare con l’uso di stampelle che i carabinieri non mi hanno fatto prendere da casa) e con in più la violenta spinta sull’asfalto e il peso del carabiniere sulla mia schiena con il ginocchio per ammanettarmi non potete immaginare il dolore che mi hanno provocato.
(E’ da tener presente che qualche mese prima ho subito un intervento di STABILIZZAZIONE DELLE VERTEBRE L5-S1)
Ma non è finita qui. Portato in caserma nella loro anticamera di ingesso lo stesso carabiniere che mi ha ammanettato sull’asfalto, mi ha nuovamente sbattuto per terra a faccia in giù e questa volta in CINQUE O SEI CARABINIERI HANNO INCOMINCIATO UN PESTAGGIO PAZZESCO A CALCI, PUGNI, COLPI DI MANGANELLI, ma erano talmente presi a darmele di santa ragione che non si sono accorti di aver lasciato la porta aperta e mia madre sulla porta urlava: "PERCHE’ GLI STATE FACENDO QUESTO?". Come risposta un carabiniere le ha sbattuto la porta in faccia ed hanno ripreso il loro pestaggio contro di me.
Dopo circa 10 minuti di "sfogo" su di me mi hanno rimesso in piedi e sbattuto su una sedia.
Io non riuscivo a capire più niente, tante le botte che avevo preso; in più sentivo mia madre che continuava a bussare e urlare fuori dalla porta. Dopo qualche minuto viste le condizioni in cui mi avevano ridotto, due carabinieri mi hanno preso e portato all’ospedale S.ANNA di Brescia, ma in auto mentre mi accompagnano in ospedale mi consigliano di non dire quello che era veramente accaduto, per non "aggravare" di più la mia situazione e che al ritorno avrei parlato con il MARESCIALLO e tutto sarebbe finito lì.
Infatti arrivati al Pronto Soccorso davanti al medico e sempre con i due carabinieri, io steso su una barella e il medico, seduto alla sua scrivania con a fianco un carabiniere, mi chiede cosa è successo. Io, vedendo il carabiniere vicino al dottore che muoveva la testa nel senso di farmi capire di NON RACCONTARE QUANTO EFFETTIVAMENTE ACCADUTO, ho risposto di essere caduto dalle scale, però ho anche riferito di accusare dei fortissimi dolori alla schiena, al torace e alla testa. EPPURE IL MEDICO NON SI E NEMMENO AVVICINATO A GUARDARMI e visitarmi NONOSTANTE AVESSI IL VOLTO A SANGUE. Fine della "visita medica" .
Sempre ammanettato con le mani dietro la schiena con un carabiniere siamo usciti in sala attesa, mentre l’altro carabiniere si è intrattenuto con il medico del pronto soccorso per circa 15/20 minuti. Poi siamo ripartiti per ritornare a Ospitaletto e gli stessi carabinieri si complimentano con me lasciandomi intendere che tra poco tutto sarebbe finito e io sarei tornato a casa. Ma una volta rientrati nella caserma di Ospitaletto, sempre in attesa di parlare con il MARESCIALLO, dopo circa dieci minuti, sono stato ripreso dagli stessi carabinieri che mi avevano portato in ospedale per essere portato alla caserma di GUSSAGO.
Io non riuscivo a capire niente e continuavo a chiedere quando avrei parlato con il MARESCIALLO e il perché mi portavano a Gussago. Risposta: "per seguire la procedura dovevo fare delle foto". Fatte le foto, prese le mie impronte digitali mi riportano a Ospitaletto, rassicurandomi che una volta arrivati avrei parlato con il MARESCIALLO.
Ma cinque minuti dopo essere arrivati a Ospitaletto, non ho visto nessuno, nè il MARESCIALLO nè alcuno dei miei familiari; mi hanno rimesso in macchina e a sirene accese e di corsa mi hanno portato al CARCERE di Cantonmondello. Io continuavo a chiedere spiegazioni, ma i due carabinieri continuavano a ridersela tra loro.
Arrivati al carcere, i due sempre con modi disprezzativi e maldestri mi hanno consegnato ad un agente della Polizia Penitenziaria il quale, durante il tragitto in carcere fino ad arrivare non so in quale ufficio continuava a spingermi e a darmi calci e pugni da dietro e, alla mia domanda perché mi trattava in quel modo sapete cosa mi ha risposto? "LO HANNO FATTO I CARABINIERI, PERCHE’ NON POSSO FARLO ANCH’IO?"
QUESTO E’ SOLO L’INIZIO DELLA MIA FINE COME UOMO!
Dopo tre giorni vengo interrogato da un giudice e nonostante la nomina di un difensore di ufficio che non si è presentato, il giudice mi ha chiesto se volevo parlare ugualmente, tenendo presente che tutto quello che dicevo, senza la presenza dell’ avvocato, poteva essere usato contro di me in tribunale. IO CONSAPEVOLE DI NON AVER FATTO NIENTE DI ILLEGALE, ho raccontato tutto quello che Vi ho appena descritto sopra.
Il giudice si è subito pronunciato di essere disposto a concedermi gli arresti domiciliari, ma visto che a casa mia con mia moglie era da escludere, mi ha chiesto se avevo dei parenti o amici disposti a prendermi con loro a casa. Io ho risposto di si, che ho un fratello che vive a Brescia, ma per correttezza dovevo prima chiedergli se era disposto ad accogliermi a casa sua. Così il giudice ha convalidato il mio arresto in attesa di sapere se qualcuno fosse disposto a prendermi a casa con gli arresti domiciliari.
HO PASSATO QUINDICI GIORNI IN PRIGIONE TRA DOLORI FISICI ATROCI (ogni giorno in infermeria per farmi sempre di continuo lastre al torace, non riuscivo a respirare, avevo delle costole inclinate e di RX ne ho fatte tantissime).
MA DOLORI FISICI A PARTE, QUELLI MORALI ERANO ANCORA PEGGIO E SOPRATUTTO LA RABBIA per gli abusi subiti ad opera dei CARABINIERI DI OSPITALETTO. Ancora oggi non riesco a capire il perché sono stato ridotto in quel modo, ma soprattutto COSA HO FATTO PER ESSERE PESTATO A SANGUE.
Dopo 15 giorni di prigione, di quasi agonia e sofferenza un avvocato questa volta da me nominato riesce a farmi concedere gli arresti domiciliari presso l’abitazione di mio fratello.
Dopo due lunghi mesi di arresti domiciliari, per evitare di perdere il mio lavoro, unica fonte di reddito per la mia famiglia, mi viene concessa la libertà con obbligo di firma.
Vista l’ordinanza del giudice che mi impediva di ritornare nella mia abitazione con la mia famiglia ho dovuto trovare un appartamento (con tutte le spese che ciò comporta) ed ora sono domiciliato in Rodegno-Saiano via Brescia 14.
MA ANCORA NON E’ FINITA. Una sera dopo tanti mesi di reclusione decido appena finito di lavorare di fare un giro con la mia macchina a Ospitaletto, il paese dove ho vissuto per 10 anni e dove abitano i miei figli e amici. Incontro un amico che mi offre al bar un aperitivo: UN CAMPARI CON UN GOCCIO DI GIN. Avevo chiesto per telefono a mio figlio maggiore un mio oggetto da casa e gli avevo promesso che sarei passavo sotto casa per prendermi questo oggetto. Preciso che CASA MIA è situata di fronte alla Caserma dei Carabinieri di Ospitaletto. Parcheggio sotto casa, in attesa che mio figlio scenda da casa, nel frattempo ricevo una chiamata da mia madre che mi riferiva che era pronta la cena, richiamo mio figlio che non riusciva a trovare quello che mi serviva, e gli dico di lasciar perdere perché dovevo andare a cenare. Chiudo il telefonino, rimetto in moto la macchina e riparto, destinazione casa in Rodegno-Saiano, MA SENZA NEMMENO AVERCI FATTO CASO LA MACCHINA CHE MI PRECEDEVA INDOVINATE CHI ERA? LA MACCHINA DEI CARABINIERI, GLI STESSI CHE MI AVEVANO PESTATO A SANGUE. Ho visto che il carabiniere seduto a fianco al conducente si voltava dietro e non appena riconosciuta la mia vettura ha tirato fuori la paletta per fermarmi. Io ero in regola al 100% ma appena il carabiniere si è avvicinato alla mia auto, con fare molto minaccioso mi dice: "SEI USCITO? MA TU DA OSPITALETTO NON DEVI PIU’ NEMMENO PASSARE, VIENI IN CASERMA CHE TI FINIAMO DI ROVINARE NOI". Difatti non ancora contenti del male che mi avevano fatto, questa volta senza picchiarmi - ma non vi dico le parole di offesa e di umiliazione verso di me (tipo invalido di merda, non vali un cazzo, sei un invalido fallito, e adesso ti diamo il colpo finale) tirano fuori tante multe, false naturalmente, tipo guida senza cintura (io avevo la cintura), guida con il telefonino (non è vero: avevo già finito di telefonare quando ero fermo) e tante altre; mentre due carabinieri erano fuori a perquisire la mia auto, arriva una signora con in mano un aggeggio che non avevo mai visto, entra dentro la caserma dove aspettavo e poco dopo mi chiamano per farmi entrare e soffiare in questo aggeggio. Ho solo chiesto a cosa serviva, tanto con l’alcol messo dentro con l’aperitivo offertomi poco prima, il risultato era scontato. RISPOSTA: "CI SERVE PER TOGLIERTI LA PATENTE, COSI’ NON CI ROMPI PIU’ I COGLIONI". Ho dovuto per forza soffiare e il risultato era già scontato, ma questo ha permesso loro di sospendermi la patente per sei mesi. COSA PUO’ FARE UN INVALIDO COME ME CHE CAMMINA A FATICA , SENZA PATENTE? Mi chiedono se avevo qualcuno da chiamare per farmi tornare a casa, e io chiamo mio padre. Ma usciti dalla caserma, arrivati vicino alla mia auto, non riesco nemmeno a descrivere il modo e lo stato in cui mi avevano ridotto la macchina internamente: sedili smontati e poggiati fuori l’auto, dentro tutto sottosopra, documenti per terra, altri oggetti sparsi dappertutto. Non ci ho visto più dalla rabbia, tutte le carte dei verbali che avevo in mano le ho buttate per aria, e solo grazie alle dissuasioni di mio padre non sono ritornato ancora dentro la caserma per reclamare giustizia. Così piangendo come un bambino ferito a morte, sono ritornato a casa.
Ma, tutto questo, mi ha portato alla depressione totale, non mangio più, non voglio più vivere, mi hanno distrutto la vita, mi hanno tolto tutto quello che ho costruito nella mia vita.
Questo, un giorno mi ha portato a decidere di farla finita per sempre: ho preso con la mia auto la tangenziale che da Rodengo-Saiano porta verso Gussago e appena ho visto che la strada era libera, ho lanciato la mia macchina a tutta velocità fuori strada.
Sfortunatamente, ho solo distrutto la mia macchina e mi sono fatto male sempre nella mia già mal ridotta colonna vertebrale riportando due fratture alle vertebre L1 - L2.
Invece di quello che speravo di trovare (la fine, visto che la mia storia è una storia d’istigazione al suicidio) ho trovato nuovamente un mare di verbali da pagare e ritiro della patente per più di un anno.
Ma la cosa più assurda ora, è che con due vertebre rotte sono in attesa di un intervento chirurgico per chiudere le fratture con VITI e STAFFE IN TITANIO. Ma non solo: in base ad un certificato medico del vice primario del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale civile di Brescia mi si consiglia il riposo assoluto e di evitare ogni genere di spostamenti in quanto RISCHIO LA TOTALE ROTTURA DELLE VERTEBRE CON CONSEGUENTE PARALISI degli arti inferiori.
Ciò nonostante, IL GIUDICE PRETENDE, ignorando IL CERTIFICATO MEDICO che io SENZA PATENTE CONTINUI AD ANDARE A GUSSAGO a 10 Km DA CASA MIA PER ASSOLVERE ALL’ OBBLIGO DI FIRMA.
ERO UN UOMO ONESTO, PADRE DI TRE FIGLI, I CARABINIERI DI OSPITALETTO MI HANNO TRASFORMATO SENZA NESSUN MOTIVO IN UN "CRIMINALE DELLA PEGGIOR SPECIE".
ORA TROVO PERSINO UN GIUDICE CHE MI IMPONE IL SUO VOLERE disattendendo le risultanze di un CERTIFICATO MEDICO DI UN NEUROCHIRURGO SPECIALISTA DI UNA STUTTURA PUBBLICA.
HO AVUTO A CHE FARE CON TANTI VERI CARABINIERI EDUCATI E CORRETTI COME IO LO SONO STATO CON LORO.
PERCHE’ QUELLI DI OSPITALETTO SONO PARTICOLARI?
MI HANNO TOLTO TUTTO, FAMIGLIA, FIGLI, CASA, AUTO, PATENTE MA IO NON SONO TOTO’ RIINA E NON FARO’ LA FINE DI STEFANO CUCCHI. IO LOTTERO’ PERCHE’ CHI HA SBAGLIATO PAGHI .
VOGLIO E PRETENDO GIUSTIZIA, QUELLA CHE LO STATO DOVREBBE GARANTIRE A OGNI CITTADINO
DISTINTI SALUTI
De Santis Marco

Martedì 12 gennaio presso il tribunale di Brescia ci sarà la prima udienza dibattimentale in cui, (speriamo!) sarà fatta chiarezza sulle violenze subite da Marco De Santis ad opera di sei carabinieri. Dibattimentale perchè Marco ha con grande coraggio rifiutato ogni patteggiamento o rito abbreviato, con la conseguente sospensione condizionale della pena che potrebbe portare ad un insabbiamento della sua vicenda.
Ed è proprio ciò che Marco vuole che non succeda.


La pagina di Marco su Fb

1 commento:

  1. Sono sconvolta da quello che leggo divulgherò la tua storia di questi infami carabinieri che sono loro i falliti perchè la maggioranza fanno i carabinieri perchè non sanno fare altro sono loro i falliti di merda uso termini che si addicono a gentaglia come questi carabinieri che è facile picchiare 6 contro 1 vorrei sapere quella specie di donna di tua moglie cosa le abbia detto a quei frustrati carabinieri di un paesino della provincia di Brescia adesso capisco le ripercussioni che hanno questi dell'arma Marco continua a pubblicare a far sapere a tutti difenditi sputtanandoli solo così li puoi rovinare andassero a zappare la terra perchè solo quello potrebbero fare , si con una palla al piede però.

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