Se c’è rimedio perché te la prendi?
E se non c’è rimedio perché te la prendi?
Confucio

martedì 2 marzo 2010

Spot pubblicitario contro l'aids

Questo spot, censurato in Italia è stato creato per la campagna di prevenzione contro l’AIDS.
"Un pene cerca una compagna ma tutte quelle che introntra scappano.
Quando, oramai sconsolato e triste si allontana, una ragazza gli disegna un preservativo.
A quel punto tutte le altre che prima erano scappate ritornano.
Il messaggio è chiaro e semplice: sesso sicuro!




Alcune informazioni sull'Aids
">Sono passati 28 anni da quell’1 dicembre 1981, quando venne identificata dal Centro per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie negli Usa un’epidemia di pneumocistosi polmonare che aveva colpito cinque omosessuali di Los Angeles, i primi a essere riconosciuti come affetti dalla sindrome che dapprima venne chiamata Gay-Related Immuno Deficiency (Grid, “immunodeficienza dei gay”), ma che, già dall’82, diverrà nota in tutto il mondo come Aids (Acquired Immuno Deficiency Sindrome, “sindrome da immunodeficienza acquisita). Quasi trent’anni in cui la “peste del Millennio” ha contagiato 60 milioni di persone, portandone alle morte 25 milioni per cause correlate, e lasciando un marchio indelebile nella mentalità e nelle vite di più di una generazione. Al giorno d’oggi l’Aids colpisce in particolare i Paesi del Terzo e del Quarto Mondo, che non possono permettersi le cure antiretrovitali (Haart) in commercio dal 1996, capaci di far diminuire costantemente il numero dei morti.

Dei 33 milioni di individui colpiti dal virus HIV nel mondo, 17 milioni sono donne tra i 15 e i 49 anni. Le ragazze in particolare rappresentano ormai oltre il 60% delle persone di età compresa tra i 15 e 24 anni.
Non è un caso. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le donne sono "naturalmente" più vulnerabili: la trasmissione del virus da lui a lei nel corso di un rapporto sessuale non protetto è due volte più probabile rispetto a quella in senso inverso. Il rischio è ancora maggiore per le giovani. E uno dei fattori di contagio per molte donne che sviluppano l'HIV è costituito dai comportamenti a rischio praticati dai partner, di solito a loro insaputa.

"L'epidemia di Aids ha avuto un impatto molto forte sulle donne - sottolinea Antonella D'Arminio Monforte, direttore del Dipartimento malattie infettive all'ospedale San Paolo di Milano - è doveroso da parte della comunità medica approfondire l'universo femminile come popolazione specifica di pazienti affetti da HIV".
La differenza di genere è evidente anche nella risposta alla malattia: le donne hanno mostrato differenze nella carica virale, nella farmacocinetica dei medicinali e negli effetti collaterali dei farmaci. "Se la risposta delle donne al trattamento è paragonabile a quella degli uomini - precisa D'Arminio Monforte - non si può dire altrettanto per gli effetti collaterali, molto più pesanti. C'è ancora molto da fare per trovare il trattamento più adeguato per le donne".

In occasione della Giornata mondiale contro l'Aids, il 1° dicembre, sono stati diffusi molti dati, alcuni positivi, altri preoccupanti, e questi ultimi riguardano soprattutto donne e bambini.
Nel mondo circa il 45% delle donne in gravidanza sieropositive riceve i farmaci antiretrovirali, quasi il doppio del 2006, e il numero dei bambini sotto i 15 anni che vengono curati è aumentato da 75.000 nel 2005 agli attuali 275.700. Ma ancora, evidentemente, non basta: oltre il 60% dei bimbi sieropositivi sono senza terapia. Lo rivela il documento Bambini e Aids: Quarto rapporto di aggiornamento 2009 realizzato congiuntamente da Unicef, Unaids, Unfpa e Oms, che fornisce una serie di indicazioni per migliorare le azioni-guida e le politiche di lotta alla malattia.
Il rapporto Euro Hiv Index 2009 assegna all'Italia il ventisettesimo posto, su 29 Paesi, in materia di prevenzione.

Il Papa Benedetto XVI durante il suo viaggio in Africa nel 2009 ha affermato che "i preservativi non sono la soluzione per combattere l’Aids".
Anzi, ha chiarito, anche, che il modo per combattere il male oscuro del nostro millennio non è l’uso del contraccettivo, quanto piuttosto un comportamento umano corretto, improntato alla moralità e alla condivisione: “Soffrire con i sofferenti”, dice il papa, per alleviare le loro pene.
Aurelio Mancuso presidente dell’associazione Arcigay, ha così commentato: “Siamo oltre il paradosso, siamo alla complicità consapevole di contribuire al diffondersi di una patologia che proprio in Africa, in assenza di risorse adeguate, di politiche di prevenzione, e di distribuzione dei farmaci che impediscano lo sviluppo aggressivo della malattia, assume i tratti di vera e propria pandemia”.

Ed io sono completamente d'accordo con lui

Link di uno spot televisivo contro l'aids

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